Recensione a cura di Albyrinth
A due anni e mezzo dal precedente Origins [che rappresenta la primissima recensione di un album metal del blog], ecco tornare i Saor, la creatura del chitarrista e cantante Andy Marshall, alfiere del cosiddetto "Caledonian Metal", dove un black metal atmosferico si mischia a suggestioni epiche e folk ispirate dalla natura selvaggia e affascinante delle highlands scozzesi, con l'utilizzo di strumenti classici quali flauti, archi e cornamuse. Dopo il tentativo [a parere del sottoscritto riuscito, ma che non ha convinto del tutto i fan storici], con il già citato Origins, di allargare la propria platea di ascoltatori con composizioni relativamente più brevi e caratterizzate da strutture più lineari e dalla presenza di inedite melodie provenienti dal metal classico, i Saor con Amidst the Ruins tornano al passato, più precisamente al sound del binomio Aura/Guardians (contando anche che Forgotten Paths è quasi da considerarsi un EP, nonostante la splendida title track), con composizioni molto più lunghe (tolta l'evocativa ballata folk "The Sylvan Embrace" comunque di oltre 8 minuti, siamo sui 12 minuti di media) e articolate, caratterizzate dall'assenza di una struttura fissa.
Si potrà forse obiettare che Andy Marshall sia andato fin troppo sul sicuro con un sound molto codificato (per quanto indubbiamente personale), ma, lungo le cinque tracce che compongono il disco, la qualità rimane sempre alta, con un songwriting davvero vario e ricco di sfumature, che però non appare mai troppo prolisso, tanto che la scorrevolezza è sicuramente una delle caratteristiche vincenti di questo lavoro. Rispetto ai già citati Aura e Guardians, adesso c'è però finalmente una produzione professionale e ben curata, lontana da quella (fastidiosa) patina indie che aveva in parte affossato le prime produzioni dei Saor. In più, come su Origins, le linee vocali sono gestite in modo molto efficace, con un'ottima gestione del cantato più aggressivo (riservato alle parti più tirate) e quello pulito, a cui si aggiunge lo splendido ed evocativo cantato femminile della bravissima Ella Zlotos, che ha anche registrato i flauti e le cornamuse.
L'unico vero appunto che si può fare a Amidst the Ruins è nelle prime due tracce, la title track e "Echoes of the Ancient Land", che risultano buone, ma un po' sottotono rispetto alla seconda metà del disco, che invece brilla decisamente: "Glen of Sorrow" è un pezzo estremamente epico ed evocativo, caratterizzato da una struttura in crescendo che sfocia in un esaltante finale; "The Sylvan Embrace" è una malinconica e suggestiva ballata acustica folk tutta giocata sulle melodie dei flauti e tra la contrapposizione della profonda voce di Andy e quella di Ella Zlotos. Infine, tocca al pezzo migliore del lotto, "Rebirth" chiudere le danze, sicuramente il brano più potente e veloce, dove tornano maggiormente le reminiscenza legate al black metal; da sottolineare la ricchezza sonora donata dai flauti e dagli strumenti ad arco contrapposti al tremolo pick ed ai tipici blast beat e, soprattutto, la lunga coda finale di 6 minuti [vero e proprio marchio di fabbrica dei Saor, come visto in passato sulle splendide tracce "Tears of a Nation" e "Origins"], dove a vincere sono le splendide melodie e atmosfere folk, magistralmente eseguite.
In conclusione, Andy Marshall ha preferito tornare al sound dei suoi due album più popolari e, quindi, a composizioni più lunghe, articolate e libere da strutture fisse, portando però con sé una maggiore maturità artistica (soprattutto nel bilanciamento tra parti più tirate e parti più folk) e godendo di una produzione finalmente efficace, capace di dare il giusto risalto ai tanti elementi che compongono la musica dei Saor. Amidst the Ruins è così un disco di ottima qualità, con pochi punti deboli (sostanzialmente le prime due tracce, leggermente meno a fuoco delle ultime tre) e che risulta un ascolto piacevole, esaltante, e al contempo rilassante, che si presta bene (e non lo dico assolutamente come difetto) come musica da sottofondo. Un gran ritorno.
Nota: In tempi dove molte band (anche storiche e affermate) cedono alla tentazione di risparmiare qualche soldino utilizzando al AI per la generazione delle copertine, va lodata invece la scelta dei Saor, che ha affidato al bravissimo Julian Bauer la realizzazione della splendida immagine di copertina di Amidst the Ruins, capace di catturare perfettamente lo spirito di questo disco.
Amidst the Ruins è disponibile in formato digitale e fisico sulla pagina Bandcamp dei Saor. E' inoltre disponibile in formato fisico e digitale su tutti i maggiori store online e sul sito ufficiale della label Season Of Mist. Il disco è ovviamente inoltre disponibile su tutti i maggiori servizi di musica in streaming. Per maggiori informazioni, visitate la pagina Linktree della band.
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