Goldrake U (Recensione)

Goldrake U: oltre l'hype, cosa resta?
Recensione a cura di Pietro H.P.L.



Nota: Questo articolo potrebbe contenere alcuni SPOILER minori riguardanti serie animata Goldrake U. Grazie.

Dunque: a quale dei due estremi dell'eterno teorema Nannimorettiano mi colloco, parlando di Goldrake (o se preferite Grendizer) U?

Mi si nota di più se ne dico peste e corna su Facebook (in una curiosa corsa all'appropriazione "politica" della serie originale) o se proclamo, sempre sulla stessa piattaforma, che mai e poi mai i miei occhi contempleranno tale abominio?

Beh, tanto il remake-reboot-quello-che-vi-pare della mitica serie degli anni 70, tratta dall'opera di Go Nagai, è già andato in onda, sempre su RaiDue come 40 anni fa, raccogliendo davanti allo schermo oltre un milione di spettatori nella serata della prima. Ma passato l'hype, passato l'obbligatorio momento in cui è imperativo emozionarsi fino alle lacrime o indignarsi fino a farsi venire un'ulcera, cosa resta di Goldrake U?

Uh...

Beh, resta la U... di Una grande delusione. La U di Urca che roba. La U di Uh Signúr. O anche la HU! del nostro amatissimo Tom G. Warrior. Fate voi. 

Uh Uh...

Il paragone più immediato che mi viene in mente, da vecchio nerd, è con la saga di Avengers Disassembled scritta da Brian Michael Bendis ormai quasi 20 anni fa. Due storie scritte per vivere puramente come eventi, con la spettacolarità e la durata nel tempo di un fuoco artificiale e un coinvolgimento emotivo coatto e auto-celebrativo.

Uh Uh Uh!!

Va detto però che è piuttosto improbabile che lo studio GAINA, erede di Gainax, e gli arabi di Manga Productions abbiano investito in una serie unicamente dedicata a far scendere la lacrimuccia e a far cadere gli ultimi capelli rimasti ai boomer europei, gli Italiani in prima linea.

(Lo faccia capire che i produttori sono Arabi!!!)

E allora cos'è Goldrake U? Beh, come molto entertainment odierno, non riesco a descriverla meglio se non come una fan-fiction che qualcuno ha deciso di produrre. 

Non si spiega altrimenti la scelta di innestare nel concept originale tutto l'immaginario Versailles-core stile Lady Oscar e Utena con le spadaccine con le tutine e i petali di rosa che svolazzano quando passano. Oppure di buttarci dentro, come villain, nientemeno che Viral di Gurren Lagann. O di aggiungerci, tanto male non fa, anche l'ambientazione archeo-caraibica in stile Nadia, con Venusia trasformata in una improbabile sacerdotessa di non si capisce bene cosa.

"Maledetta Brigata Gurenn... ah no!"

Insomma, Goldrake U è un minestrone in cui si riuniscono tanti topos anime-pop senza trovare coesione e senza riuscire a creare qualcosa con una personalità propria. È tutto già visto, già sperimentato, non c'è un guizzo, un'idea, una redeeming quality, neanche una follia sopra le righe da B-movie: tutto passa via, liscio come una saponetta e non senza noia.

Le caratterizzazioni sono all'acqua di rose. Hydargos, da generale non privo di una certa nobiltà, diventa un leccapiedi in stile Fantozzi. Il ministro Zuryl non fa altro che ripetere "Ottimizzazione!" come un manager bocconiano. Il comandante Gandal ha, per tutta la durata della serie, l'aria di uno che ha paura di rompere qualcosa che gliela fanno ripagare.

Sul fronte dei protagonisti, il dottor Yumi - il più timido e gentile fra tutti gli scienziati nagaiani - è qui un freddo paranoico con tendenze leghiste. Il professor Procton sembra un pensionato. Gli unici personaggi che si salvano sono Sayaka e Maria Fleed, fedeli alla loro caratterizzazioni, e Alcor/Koji, eroe eternamente ottimista e irriducibile (Breve inciso: nell'episodio 8, che forse vuole essere un omaggio a Takeshi Kitano e forse no, ci sarebbero tutte le premesse per un rapporto comico in stile "frenemies" fra Koji e Hidargos, ma la cosa è subito lasciata cadere). Le due sorelle principesse Lady Oscar sono francamente insopportabili.

E Actarus? Actarus è straordinariamente passivo (come la sua controparte francese adulta in Goldorak!), subisce gli eventi con lo sguardo perso di un bambino, per certi versi è più simile a Shinji Ikari che non all'Actarus-cowboy dei 70s. Ma è tanto empatico e vede il bene in ognuno. Sono le qualità di moda oggi.

Il finale (spoiler) rivela un Re Vega molto più simile all'Imperatore delle Tenebre del Grande Mazinga, mentre in sottofondo si muove il Dottor Hell, senza mai apparire. Se ci sarà una seconda serie, non mi resta che augurarmi che ci sia un Barone Ashura all'altezza...

Beh, lui non poteva mancare!!

Pure il mecha, tutto realizzato in 3D, è privo di anima. Non riesce a diventare la proiezione, la sublimazione del protagonista: Goldrake ha le proporzioni di un Eva, fa il crocifisso a mezz'aria come un Eva e va in berserk come un Eva

E poi il mitico Solar Saucer, trasformato in un pitale, grida vendetta. 

Va un po' meglio con Mazinga Z che, come da tradizione ormai, viene fatto a pezzi per risorgere in una versione nuova. C'è lo spazio per la mitica frase di Juzo Kabuto, "la macchina che può essere dio o demone", il teorema fondativo di tutta la mitologia robotica Nagaiana, cartesiana e razionale, teorema superato o rinnovato, come preferite, proprio dalla Gainax nei 90s con l'introduzione della macchina organica Evangelion che pesca dall'inconscio, dalle pulsioni istintive.

Ma alla fine rimane la domanda: a chi è rivolto, allora, Goldrake U

È il tentativo di far tornare agli anime una generazione che crescendo "è diventata grande" e li ha abbandonati? Il famoso "pubblico moderno" ha a disposizione cento, mille prodotti migliori. Questo Goldrake, nel panorama generale, è al massimo un anime di serie B o C, come se ne producono centinaia ogni anno in Giappone. 

E allora? La U mi si contorce in bocca e diventa un enorme... BOH!

Goldrake U è disponibile sulla piattaforma streaming gratuita (con pubblicità) RaiPlay. Per ora non è stata ancora annunciata l'uscita della serie doppiata i italiano in formato fisico.

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