From the Past: Planetary: Il Nuovo Watchmen? (Ristampa di una Mia Vecchia Recensione + Alcune Considerazioni Recenti - Parte 2)

 Una banner pubblicitario del fumetto Planetary

La prima parte di questo articolo è disponibile a questo URL:

Continua la ristampa del mio vecchio articolo dedicato al parallelo tra l'immortale Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons e Planetary di Warren Ellis e John Cassaday. Alla fine della ristampa aggiungerò alcune riflessioni sul finale di Planetary (non ancora uscito ai tempi della stesura dell'articolo), sugli "eredi" di Watchmen e sull'eredità di Planetary a più di 15 anni dalla sua conclusione. 



Planetary - Il Nuovo Watchmen? (Articolo Originariamente Apparso nel 2006 sul Portale FumettidiCarta.it) - Parte 1

Anche su elementi che potrebbero essere considerati come “accessori” le due opere mostrano interessanti somiglianze, in particolare sulla presenza di appendici testuali e sul ruolo delle copertine. Su Watchmen, Moore si serve di appendici testuali alla fine di ogni capitolo per integrare ed arricchire lo straordinario mondo creato per il fumetto, il tutto senza andare ad appesantire una sceneggiatura già densissima e complessa. Ellis utilizza parti di testo molto più raramente e solo quando sono necessarie per completare meglio l’omaggio che caratterizza l’albo: è il caso dell’episodio dove viene rivelata la storia di Doc Brass (personaggio introdotto sin dal primo episodio della saga, che dimostrerà di avere un ruolo piuttosto importante) tramite l’uso di un racconto testuale splendidamente illustrato di Cassaday. Una scelta tutt’altro che casuale, dal momento che Doc Brass è un tributo di Ellis a Doc Savage ed a tutti gli eroi che apparivano sulle riviste pulp degli anni venti ed infatti il racconto è scritto in quello stile.

Riguardo le copertine di Watchmen, è noto come esse siano assolutamente parte integrante della storia e non una semplice presentazione atta ad attirare l’attenzione dei lettori. Anche in Planetary le copertine hanno un ruolo importante, dal momento che introducono immediatamente al lettore l’omaggio su cui l’albo sarà basato. E’ una scelta voluta dallo stesso Ellis, che ha imposto a Cassaday dei veri e propri salti mortali per dare ad ogni singola copertina una grafica diversa, a partire dal logo, che cambia sempre. Lo stesso scrittore scozzese ha giustificato la scelta, alquanto originale, affermando che, in questo modo, i lettori avrebbero dovuto cercare attentamente il fumetto sugli scaffali, invece di andare a colpo sicuro e finire a comprare gli albi solo per consuetudine. Un proposito sicuramente raggiunto, vista anche, purtroppo, la totale imprevedibilità nelle uscite di Planetary; considerazioni marginali a parte, comunque, possiamo affermare che anche per quest’opera, le copertine siano assolutamente una parte integrante del fumetto, una citazione dentro un’altra citazione, in pratica.

Una vignetta con i villain di Planetary, i Quattro

Non poteva mancare una considerazione anche sul revisionismo e sul ruolo dei supereroi nelle due opere: non c’è bisogno di dire quanto Watchmen sia stata una storia che abbia cambiato per sempre il dorato mondo dei supereroi, rendendoli adulti, ossessionati e fragili, tirandoli giù dal loro piedistallo di perfezione; in pratica Moore regala a queste colorate figure l’umanità, facendo però inevitabilmente perdere loro l’innocenza. Watchmen è un’opera di rottura totale rispetto al passato, che ha influenzato centinaia di autori e che ha modificato per sempre la percezione degli eroi mascherati.

Planetary non può certo ambire allo stesso ruolo di Watchmen, non fosse altro che è un’opera che è stata scritta con circa 15 anni di ritardo rispetto al capolavoro di Moore e Gibbons; anzi, a dire il vero, la riflessione che Ellis compie sui supereroi sulle due testate che ha lanciato per la Wildstorm, è decisamente figlia della visione che diede Alan Moore sulla sua opera. Su Authority l’autore scozzese ci presenta infatti un’interessante evoluzione del concetto di supereroe, dove i protagonisti della serie non hanno un ruolo passivo, rispondendo alle minacce e salvando di volta in volta l’umanità, ma attivo, prendendo decisamente in mano le sorti del mondo, sia che la popolazione terrestre lo voglia o meno. E’ una svolta decisamente politica ed interessante, che ci presenta i supereroi sotto un’altra luce, più realistica ed immersa nella realtà attuale e che ha fornito un nuovo modello a cui molti autori hanno immediatamente attinto (primo fra tutti Mark Millar che, dopo aver sostituito proprio Ellis alla guida della testata, ne ha creato la sua ottima versione “Made in Marvel”, ovvero Ultimates).

Il lavoro compiuto da Ellis su Planetary sembrerebbe, almeno a prima vista, decisamente meno revisionista, visto che l’intera saga si potrebbe riassumere come lo scontro tra due gruppi di supereroi, un tipo di trama alquanto classico. Eppure, analizzando più a fondo la storia, si scopre come la visione che l’autore scozzese dà a questi personaggi dotati di superpoteri è decisamente figlia di quella espressa su Authority, anche se con una differenza sostanziale: su Authority l’approccio è decisamente politico, mentre su Planetary è di tipo culturale. Il gruppo guidato da Elijah Snow, infatti, non lotta per proteggere l’umanità, ma piuttosto per condividere con lei la conoscenza, tentando di rendere noti i più oscuri ed affascinanti segreti della Terra, venendo osteggiati dai loro perfetti contraltari, i Quattro, che invece tentano di tenere tutta questa conoscenza solo per loro, per avere una posizione di superiorità assoluta.

Una vignetta con rpotagonista il Doctor Manhattan di Watchmen su Marte

Un concetto indubbiamente semplice quanto ricco di significati, visto che i supereroi di Planetary diventano quasi uno specchio della società attuale, dove, grazie ad internet, lo scambio delle informazioni e della conoscenza è diventato immediato e globale ed un simbolo del diritto ad un’informazione più libera e senza restrizioni, con tutti gli aspetti positivi e negativi del caso. Non c’è dubbio che, pur ispirata da molte altre opere precedenti, la visione del ruolo del supereroe che Ellis dà in Planetary sia moderna e, sotto certi aspetti, inedita ed innovativa; sicuramente non rivoluzionaria e di totale rottura come in Watchmen, ma comunque affascinante e degna di considerazione.

L’unico terreno su cui le due opere non possono essere confrontate è l’impatto che hanno avuto sul fumetto americano e soprattutto la portata dell’eredità che hanno lasciato. Watchmen non è solo un capolavoro riconosciuto da centinaia di migliaia di lettori ed un’opera che ha avuto addirittura l’onore di finire (unico fumetto presente) tra i 100 migliori romanzi degli ultimi 30 anni della prestigiosa rivista inglese Times, ma è un fumetto che ha fatto scuola, imponendo un nuovo canone nel genere supereroistico ed influenzando intere generazioni di scrittori. Insomma, dopo Watchmen, il mondo dei supereroi non è più stato lo stesso, per usare una frase fatta.

In banner con i protagonisti del fumetto Planetary

Di un’opera come Planetary, invece, non è nemmeno possibile dare un giudizio definitivo, visto che (ormai da tempo) si sta attendendo la sua fine [al momento della stesura dell'articolo, quando il finale era stato annunciato, ma non ancora pubblicato]; sapendo quanto un cattivo finale possa cancellare, negli occhi dei lettori, quanto di buono fatto in precedenza, si deve procedere quindi con un minimo di cautela nel giudicare una serie come Planetary. E, non c’è neanche bisogno di dirlo, risulta quindi impossibile fare previsioni o ipotesi su come sarà ricordata l’opera in futuro [cioè, ora], dopo la sua agognata conclusione: ottimo fumetto o opera che avrà marchiato a fuoco il fumetto del duemila? Solo il tempo [o uno scroll di un paio di paragrafi] potrà dirlo, come si suol dire.

Siamo così arrivati alla conclusione di questo paragone un po’ bislacco ed un po’ provocatorio che, probabilmente, non dimostrerà molto (anche perché, come è giusto che sia, il giudizio dev’essere dato da ogni singolo lettore, alla fine), se non sottolineare i meriti del lavoro svolto da Ellis e Cassaday su Planetary, forse la migliore serie supereroistica degli ultimi 5 anni: siamo ancora lontani dalla gloria imperitura di Watchmen, ma è già decisamente qualcosa!

Giunge quindi a conclusione questa "ristampa", sperando che non sia risultata un'idea troppo egocentrica. I prossimi paragrafi sono invece stati scritti ex-novo per parlare del finale dell'opera (compreso un curioso parallelo con un'opera molto lontana stilisticamente), degli (im)possibili eredi di Watchmen e dell'eredità di Planetary a più di 15 anni dalla sua conclusione. Buona lettura!

Un particolare della copertina dell'omnibus di Miracleman

Gli (IM)possibili Eredi di Watchmen

Lo spunto del mio vecchio articolo era "Planetary: Il Nuovo Watchmen?", una voluta provocazione, soprattutto in un periodo dove la critica specializzata tentava in tutti i modi di trovare un erede al capolavoro di Moore e Gibbons. Per quanto Planetary sia probabilmente la migliore opera supereroistica degli ultimi vent'anni (seguita , parere personale, dal Black Hammer di Jeff Lemire e Dean Ormston), non ha certo avuto l'importanza e l'impatto deflagrante di Watchmen, una miniserie che ha letteralmente cambiato il volto del fumetto americano.
Tra l'altro Watchmen è una di quelle opere che è riuscita a superare gli stretti confini del fumetto supereroistico per diventare nota anche a un pubblico più prettamente generalista dopo essere sbarcata con buon successo anche sul grande e piccolo schermo, rendendo Doc Manhattan, Rorschach, Silk Spectre e tutti gli altri protagonisti delle icone. Non stupisce, quindi, che la graphic novel sia ancora oggi, a quasi 40 anni dall'uscita dal primo numero, perennemente nella classifica dei fumetti più venduti negli States, e non solo.
Nonostante alcuni interessanti tentativi di costruire universi coesi e complessi e di dare uno sguardo adulto al mondo dei supereroi, non credo che Watchmen potrà mai avere un vero erede, anche prendendo in considerazione il solo punto di vista narrativo. L'unica opera che, in qualche modo, porta avanti quel tipo di discorso è il terzo volume del Miracleman dello stesso Moore, dove l'autore britannico continua la sua decostruzione del supereroe arrivando a conseguenze estreme (il supereroe come Dio e Dittatore) e osando ancora di più in termini di complessità delle tavole, grazie anche a una prestazione straordinaria ai disegni del compianto John Totleben. Un vero capolavoro, che è però la conclusione di un fumetto dalla storia editoriale molto complessa e accidentata, che ne hanno in parte limitato le potenzialità, soprattutto per quanto riguarda il secondo story arc.

I personaggi di Jakita e Drummer di Planetary

Una Struttura Modernissima

Tornando quindi a Planetary, rileggendolo a quasi vent'anni dalla sua conclusione, risulta lampante come Warren Ellis fosse riuscito a dare all'opera una struttura alquanto moderna (quasi all'avanguardia, contando che il primo numero è uscito nel 1999) per quanto riguarda la narrazione. Ricordiamo che Lost, la serie tv che ha letteralmente rivoluzionato il mondo della narrazione seriale televisiva, è arrivato proprio durante i 7 anni in cui è stato pubblicato Planetary e il fumetto di Ellis e Cassaday possiede una struttura narrativa perfetta per la serialità televisiva moderna. Ogni numero del fumetto è leggibile a sé stante e narra una storia (struttura verticale), ma c'è una storia più grande che continua numero dopo numero (struttura orizzontale) fino a una conclusione dove tutti i nodi vengono risolti e tutti gli indizi lasciati con estrema perizia nelle pagine trovano una perfetta collocazione. Insomma, la struttura perfetta per una serie in tre stagioni da trasmettere in streaming, con almeno cinque anni di anticipo buoni sulla cosiddetta peak tv; talmente perfetta che basterebbe davvero poco sforzo per trasformare Planetary in una serie tv di successo. Cosa che, sorprendentemente, non è ancora accaduta.

Una vignetta tratta dal crossover Planetary Batman

Un'Occasione Mancata

È alquanto sorprendente che, nella messe di serie tv che sono arrivate negli ultimi dieci anni, Planetary non sia riuscita a sbarcare sul piccolo schermo. Nonostante fosse giunta qualche notizia su possibile adattamento (mai confermata ufficialmente) e nonostante esista una pagina su IMDB che dà il progetto come fermo in un qualche stadio di sviluppo, la serie di Ellis non è riuscita a guadagnarsi l'onore di un adattamento. Come detto, la struttura narrativa è già perfetta per un adattamento che non richiede (relativamente) chissà quali sforzi a livello di sceneggiatura e con tre stagioni da 8 episodi l'una (praticamente la durata perfetta per una serie Netflix), si riuscirebbe a narrare tutta la storia senza salti o compromessi. In più la storia è avvincente, i personaggi caratterizzati benissimo e la quantità di omaggi, easter egg e riferimenti nascosti talmente ampia da fare la felicità del pubblico dei social.
Se è vero che budget e casting potrebbero essere costosi, è altrettanto vero che una serie come The Boys ha dimostrato efficacemente come si possa fare una serie valida, con effetti speciali più che accettabili e un ottimo cast di contorno, senza per questo dovere spendere centinaia di milioni di budget come successo invece in casa Marvel. Forse è solo questione di non avere trovato lo showrunner giusto (Damon Lindelof, per esempio, sarebbe perfetto) o forse sono state le accuse di comportamento tossico che sono costate la carriera a Warren Ellis ad affossare un potenziale adattamento, ma, purtroppo, Planetary è ancora lì in attesa della sua chance su piccolo schermo.

Una vignetta tratta dall'ultimo episodio di Planetary

Una Gran Finale

Nel mio articolo ristampato manca decisamente una cosa: un commento del finale di Planetary, che sarebbe arrivato sugli scaffali giusto qualche mese dopo. E si tratta di un gran bel finale. Warren Ellis non solo chiude in modo alquanto soddisfacente la trama principale di tutta l'opera (sostanzialmente lo scontro tra Planetary e i Quattro), ma ci regala un epilogo totalmente inatteso, che ribalta completamente uno degli assunti di base della serie e dimostra come lo scrittore scozzese non sia mai andato a braccio concependo la storia mese per mese, ma avesse invece ben presente il quadro generale dell'opera sin da subito. Un finale sorprendente, commovente ed esaltante, un epilogo perfetto per una serie memorabile che la rende un'opera unitaria e coesa.

Una scena tratta dalla terza stagione di Twin Peaks

Una Curiosa Coincidenza [Possibili Spoiler Minori]

Continuando a parlare dell'epilogo, ho trovato una curiosa, e probabilmente molto fortuita, coincidenza. Sostanzialmente il finale di Planetary risulta essere concettualmente molto simile a quello della terza stagione di Twin Peaks. Senza entrare troppo nei particolari, entrambi gli epiloghi si basano sulla creazione e sullo sfruttamento di un loop temporale, che porta a modificare quello che era uno dei capisaldi inamovibili della serie, con il ritorno di uno specifico personaggio. Due finali sconvolgenti, ancora di più quello di Twin Peaks, dal momento che scardina una delle situazioni narrative più popolari di sempre nella narrativa televisiva. Detto questo, ritengo che si tratti solo di una fortuita e curiosa coincidenza, dubitando che David Lynch e Mark Frost abbiano letto l'opera di Ellis e Cassaday, ma comunque interessante da sottolineare. Oltretutto mi permette di parlare brevemente della terza stagione di Twin Peaks. uno dei progetti più unici, assurdi, peculiari e originali mai arrivati in televisione: una visione a tratti esaltante, a tratti surreale, a tratti frustrante, a tratti interlocutoria, pura espressione del genio e della follia di David Lynch, nel bene e nel male. Qualcosa di comunque unico e irrepetibile, ancora di più in un momento dove la maggioranza delle produzioni televisive si sta appiattendo verso un'inoffensiva mediocrità. 

Il logo della serie Planetary

In Conclusione

Quindi la risposta alla domanda è no: Planetary non è diventato il nuovo Watchmen. Se il capolavoro di Moore e Gibbons ha cambiato il mondo del fumetto americano ed è entrato ormai nell'immaginario comune raggiungendo anche un pubblico generalista, la serie di Ellis e Cassaday, pur universalmente apprezzata e celebrata da un pubblico di appassionati, non è mai riuscita a uscire dal suo piccolo recinto. Questo nonostante potesse chiaramente fare breccia anche nel grande pubblico, soprattutto dopo la grande abbuffata supereroistica portata dall'esplosione del Marvel Cinematic Universe. Un peccato, perché la qualità di Planetary rimane altissima e, a distanza di quasi vent'anni dalla sua conclusione, rimane ancora un'opera moderna e freschissima, che rivisito periodicamente, grazie anche allo splendido volumone cartonato che contiene tutti e 27 gli albi, più i tre divertenti crossover con The Authority, Batman e la JLA e che, nonostante un prezzo ovviamente abbastanza alto, consiglio caldamente.  

La prima parte dell'articolo  è disponibile a questo URL:
Sia Planetary che Watchmen sono disponibili come volumi nei maggiori store online di libri ed ebook in versione inglese (per Dc Comics , ovviamente) e italiana, per Panini Comics . I volumi sono anche disponibili in fumetteria e nelle librerie di varia, ovviamente. 

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