Alcest - Les Chants de l'Aurore (Recensione)

 La copertina dell'album "les Chants de l'Aurore" dei francesi Alcest

A cinque anni di distanza dalla precedente fatica, il crepuscolare Spiritual Instinct, ecco tornare gli Alcest, la formazione francese che ha contribuito a creare il cosiddetto blackgaze, un genere dove la potenza degli stilemi tipici del black metal si incontra con suggestioni e melodie provenienti dal post-rock: un'unione che sembrerebbe quasi assurda, ma che, supportata da idee, gusto melodico e un songwriting di qualità si rivela quasi irresistibile, almeno per l'ascoltatore disposto a sopportare contaminazioni così estreme che spesso sconfinano ampiamente fuori dai territori tipicamente metal.

Se il precedente Spiritual Instinct girava su territori sicuramente più oscuri e nervosi, dove la presenza delle chitarra elettrica e delle distorsioni erano decisamente più massicce rispetto ai precedenti Shelter (un disco peraltro controverso, dominato dalle derive post-rock) e Kodama, con Les Chants de l'Aurore, settimo album di una carriera ormai ventennale, l'atmosfera (coerente con il titolo, traducibile con "I Canti dell'Aurora") si fa decisamente più solare e avvolgente, con la chitarra di Neige che passa in secondo piano per stendere un mirabile tappeto melodico insieme alle tastiere e agli strumenti classici, con la sola batteria di Winterhalter, decisamente preminente (soprattutto per quanto riguarda il suono della doppia cassa) nel sound di questo album, a contribuire alla quota "metal" del tutto. Les Chants de l'Aurore è un lavoro caratterizzato da un sound molto stratificato e da una incredibile ricchezza compositiva, con arrangiamenti altamente ricercati e progressivi, con ogni canzone che nasconde tantissimi particolari e, nonostante questo, rimane uno degli album più immediati che abbia ascoltato negli ultimi anni, capace di catturarmi già al primissimo ascolto.

Il disco inizia subito col botto, con "Komorebi", un brano semplicemente eccezionale e avvolgente, perfetto manifesto del sound degli Alcest, caratterizzato da una ricchezza sonora impressionante [è presente anche uno strumento classico, una viola da gamba, informazione che ho carpito dall'ottima recensione su Metalitalia] e da un finale in crescendo con un azzeccato uso di doppia cassa e blast beat in totale contrapposizione agli arpeggi melodici. "L'Envol", scelta come primo singolo, è una traccia al contempo progressiva, ma anche molto diretta e immediata, caratterizzata da molte variazioni e cambi di atmosfera.
Il brano successivo, "Améthyste", è quello che si avvicina maggiormente al mood dell'album precedente, Spiritual Instinct, con una presenza decisamente maggiore di chitarre distorte, un drumming più veloce e intenso e il ritorno del cantato in scream a sottolineare, ancora una volta, la contrapposizione con le melodie."Flamme Jumelle", secondo singolo di presentazione del disco, è forse la traccia più tematicamente simile alle atmosfere di Kodama, con un efficace riff melodico che funge quasi come una bussola nell'ormai consueto e ricchissimo tappeto sonoro intrecciato da chitarre, tastiere e dalla voce di Neige. Dopo il bell'intermezzo "Réminiscence", impostato sull'interazione tra il pianoforte e la voce di Neige, arriva un'altra perla, "L'Enfant de la Lune (月の子)", tutta giocata tra il contrasto tra le parti più tirate, collocate all'inizio e alla fine della traccia, con uno splendido break strumentale invece giocato su melodie ariose e arpeggi con un crescendo d'intensità. A chiudere ci pensa "L'Adieu" [appunto, ehm], una outro dall'atmosfera bucolica e sognante, tutto giocato su arpeggi acustici, strumenti classici e la voce sussurrata di Neige.

Concluso l'ascolto, è inutile negare che gli Alcest non siano usciti dalla loro comfort zone sfornando un disco che sfrutta i punti di forza degli ultimi due lavori, cosa peraltro più che accettabile dopo un ventennio di carriera e dopo avere aiutato a definire le coordinate di un intero genere. È però altrettanto vero che Les Chants de l'Aurore sia un lavoro di qualità eccelsa, un album di puro songwriting e grandissima classe compositiva che dimostra bene come la band francese sia ancora oggi il punto di riferimento per tutta la scena blackgaze e post-black metal; un lavoro che, nonostante la ricchezza estrema delle composizioni, risulta immediato e sa catturare l'ascoltatore già dai primissimi ascolti. Quarantatré minuti di musica sognante, affascinante e poetica, e poco importa se, a conti fatti, tolti alcuni elementi (come le distorsioni, il cantato in scream e la doppia cassa), di metal ci rimanga effettivamente abbastanza poco in generale. Per il sottoscritto, uno dei migliori dischi degli ultimi anni.

Les Chants de l'Aurore è disponibile in formato digitale e fisico sul sito ufficiale dell'etichetta Nuclear Blast. E' inoltre disponibile in formato fisico e digitale su tutti i maggiori store online. Il disco è ovviamente inoltre disponibile su tutti i maggiori servizi di musica in streaming, oltre che sulla Pagina Bandcamp della band. Per maggiori informazioni, visitate la Pagina LinkTree della band o il loro Profilo Instagram.

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