Nota Importante: Questo articolo potrebbe contenere alcuni SPOILER minori riguardanti il libro "Horrorstör" di Grady Hendrix. Grazie.
Mi ero segnato il nome dello scrittore Grady Hendrix durante la visione della piacevole horror comedy My Best Friend's Exorcism (trovate la mia recensione cliccando QUI), rimanendo intrigato dalla commistione tra tipiche tematiche horror e ironia (marchio di fabbrica dell'autore americano), e ripromettendomi di leggere, prima o poi, uno dei suoi libri. Alla fine, la scelta è ricaduta su Horrorstör, soprattutto per l'idea portante: ambientare un romanzo dell'orrore (più precisamente appartenente al classico filone delle case infestate) all'interno di un negozio IKEA; o, più precisamente, ORSK, descritto come un clone scadente della famosa azienda svedese. Nonostante qualche difficoltà a chiudere la storia, Horrorstör si è rivelato un'opera ben studiata, con un buon bilanciamento tra ironia, social commentary e, soprattutto, vera paura, dal momento che la parte più prettamente horror è decisamente potente e rigorosa.
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Amy è la classica ragazza con potenzialità inespresse, che finisce per rovinare sempre tutto a causa della sua personalità sarcastica, insofferente e negativa. Dopo avere abbandonato l'università, si ritrova a dover lavorare controvoglia per la famosa catena di arredamento finto-svedese Orsk (in realtà un becero clone americano della ben più popolare Ikea) sotto a un capo molto preciso, zelante e iperaziendalista, Basil, con cui ovviamente non va minimamente d'accordo. In seguito a degli inspiegabili atti di vandalismo notturni avvenuti nella filiale di Cleveland, Basil chiede ad Amy e alla giudiziosa cassiera Ruth Anne di aiutarlo a individuare il responsabile facendo delle ronde notturne all'interno del negozio.
Al gruppo si aggiungono presto altri due dipendenti Orsk: la giovane ed effervescente Trinity e il suo (non troppo convinto) amante Matt, sicuri che i vandalismi siano causati dai fantasmi, in quanto il negozio è stato costruito sulle rovine di una vecchia prigione dove i detenuti venivano regolarmente torturati. Il loro obiettivo è catturare su video la presenza dei fantasmi e iniziare così una carriera da
ghost hunters televisivi.
Per la delusione di Trinity e Matt, il responsabile dei vandalismi è presto catturato, ma, per salvare in qualche modo le riprese del loro video, il duo chiede agli altri colleghi di prendere parte a un'improvvisata seduta spiritica. Sarà l'inizio di una nottata da incubo…
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Inutile girarci intorno, lo spunto iniziale di Horrorstör è clamoroso: ambientare un romanzo horror all'interno di uno dei luoghi più noti e caratteristici, ovvero un negozio Ikea (o, meglio, Orsk, giusto per evitare beghe legali) è un'idea geniale, in quanto gran parte dei lettori (volenti o nolenti) ha passato ore ed ore all'interno della mastodontica esposizione di mobili. In questo modo l'immedesimazione è totale ed è facilissimo farsi catturare dalla narrazione, immaginando inquietanti presenze contenute all'interno di armadi componibili modulari e sedute spiritiche a lume di candela profumata. È altrettanto vero che la natura labirintica di quei negozi è perfetta per atmosfere oscure e inquietanti, soprattutto quando i protagonisti iniziano a vagare al piano superiore perdendo l'orientamento: una tematica classica del cinema di paura ambientato tra i boschi che si adatta in maniera sorprendente anche a un ambiente totalmente differente. Fortunatamente a un'idea così brillante, corrisponde anche un romanzo valido e coinvolgente.
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L'altro dubbio principale per Horrorstör riguardava il bilanciamento dell'opera: è noto come la caratteristica principale degli scritti di Grady Hendrix sia l'ibridazione tra tematiche horror e ironia, un equilibrio non così semplice da gestire. Ci vuole poco per finire involontariamente [o volontariamente] nei territori della vacua parodia fine a se stessa, ma, fortunatamente, l'autore americano evita ampiamente la trappola. L'ironia è ben presente, non solo nell'ottima cura del layout (ne parleremo alla prossima sezione), ma anche nella presa in giro del più popolare brand di arredamento al mondo con cui tutti abbiamo avuto a che fare nella nostra vita. Ma, soprattutto, c'è presente una critica acuta a feroce (ma non invasiva) a un certo tipo di filosofia aziendalista tipica della grandi corporation americane, che risulta particolarmente gustosa soprattutto per chi ha avuto modo di lavorare per una multinazionale statunitense: personalmente ho trovato veramente azzeccato l'omaggio a Dawn of the Dead con i dipendenti Orsk nel ruolo degli zombie, per esempio. Insomma, "social commentary" fatto nel modo corretto, lontano dagli eccessi urlati dei social.
Se, come detto, l'ironia è ben presente nel testo, soprattutto nella prima metà del libro, nella seconda metà la parte più prettamente horror si rivela molto tesa, potente e feroce, in un crescendo di violenza e follia francamente inaspettato dopo i primi capitoli piuttosto divertenti e rilassati. Insomma, un approccio al genere alquanto rigoroso, con l'autore che non si fa problemi a sottoporre i propri protagonisti a torture varie e situazioni estreme, gestendo sempre la tensione con mano molto ferma.
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Un altro punto importante da sottolineare è l'ottima cura del layout: il libro, sin dalla bellissima copertina, è strutturato sulla falsariga del celeberrimo catalogo dell'Ikea e ogni capitolo è introdotto dal disegno e dalla descrizione di un mobile; descrizioni che, mano a mano che la narrazione si fa più tesa e serrata, si fanno sempre più inquietanti, nonché sottilmente ironici. Insomma, c'è dietro un bello studio dietro alla confezione di Horrorstör, motivo per cui consiglio caldamente l'acquisto del libro cartaceo (o, se disponibile, la versione ebook per tablet con la scansione delle pagine), in quanto rappresenta sicuramente un valore aggiunto.
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Horrorstör è un libro sicuramente riuscito e di buon intrattenimento, ma non esente da difetti. In particolare gli ultimi capitoli sembrano velocizzare e comprimere eccessivamente la narrazione, con un continuo accumulo di situazioni che spezza un po' la sospensione di incredulità (sostanzialmente: ai protagonisti ne accadono fin troppe) e che sembra voler chiudere la storia un po' troppo precipitosamente, quasi che l'autore pensasse inconsciamente già a un futuro adattamento cinematografico. Questo fatto rende la lettura forse un po' troppo veloce e c'è la sensazione che un paio di capitoli in più avrebbero aiutato a chiudere in modo migliore la trama.
Il secondo difetto è la gestione dei personaggi: se i due protagonisti, Amy e Basil sono ottimamente tratteggiati e si rivelano essere figure più complesse e sfaccettate di quanto sembrino all'inizio, il resto dei comprimari non brilla certo per spessore. In particolare il personaggio di Ruth Anne sembrava avere potenzialità ben maggiori, finendo per sparire dalla narrazione troppo presto.
In Conclusione
Horrorstör è un libro piacevole, ben scritto è sicuramente più acuto di quello che ci si potrebbe aspettare. Aldilà dell'idea geniale che sorregge il volume (ambientare una storia di infestazioni di fantasmi all'interno di un negozio Ikea Orsk), a brillare è l'ottimo bilanciamento tra ironia, social commentary intelligente e non invasivo, e tanta tensione: la parte più prettamente orrorifica è infatti alquanto rigorosa, cattiva e sanguinosa, tanto risultare una gradita sorpresa. Nota di merito anche per la confezione editoriale, con un layout curatissimo, che rappresenta un vero e proprio valore aggiunto dell'opera. Per contro, un finale troppo compresso, alcuni personaggi semplicemente abbozzati e la oggettiva brevità del libro, sono fattori che abbassano di qualche (metaforico) decimo il giudizio.
Horrorstör è disponibile come volume e come ebook su tutti i principali store di libri online, oltre che ovviamente nelle librerie di varia.
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