MCU Fase 5 - Echo (Recensione)

 Un banner della serie tv Echo

Nota Importante: Questo articolo potrebbe contenere alcuni SPOILER riguardanti la miniserie Echo. Nell'articolo faccio alcune assunzioni su quello che può essere cambiato nella miniserie dopo l'intervento di Kevin Feige: sono basate semplicemente su sensazioni personali e non su fatti documentati. Grazie. 

Introdotta all'interno della serie Hawkeye, il personaggio di Maya Lopez/Echo (interpretata dalla totale esordiente Alaqua Cox) ottiene ora l'onore di una miniserie tutta sua, la prima a uscire sotto l'etichetta Marvel Spotlight, che indica un tipo di produzioni più "ai confini" del MCU. Le aspettative non erano esattamente alte (il personaggio era stato inserito in modo abbastanza forzato in uno show peraltro molto intricato come Hawkeye), contando anche che i soliti insider ben informati avevano parlato di una prima versione della miniserie totalmente disastrosa, tanto da forzare Kevin Feige in persona a intervenire per raddrizzare la rotta. Nonostante tutti questi problemi, Echo si è rivelato un prodotto tutto sommato convincente e piacevole, per quanto sicuramente imperfetto, capace di recuperare l'attitudine e le atmosfere delle serie dei Defenders targate Netflix.

Un'immagine tratta dal secondo episodio di Echo

Vendette, Eredità Ancestrali e Ritorni Inaspettati

Dopo avere ferito a morte il "padre adottivo" Wilson Fisk (ovvero Kingpin, sempre interpretato dal grande Vincent D'Onofrio) nel finale di Hawkeye, Maya è in fuga, con una taglia sulla testa e braccata dagli uomini dell'organizzazione una volta guidata da Kingpin. Con una pesante ferita all'addome, l'unica via di salvezza per Maya è tornare al suo luogo di origine, ovvero Tamaha, in Oklahoma, dove vivono i pochi discendenti del popolo nativo americano Choctaw, inclusi i nonni e i cugini che non vede da quando il padre l'aveva portata a New York. Una volta curata, la protagonista tenterà di colpire l'impero criminale di Fisk con l'obiettivo di divenire la nuova boss, attirando però le attenzioni degli ex-collaboratori di Kingpin. Braccata e con tutta la sua famiglia in pericolo, Maya sarà costretta a ristabilire la connessione con le sue origini, sviluppando al contempo dei nuovi poteri, eredità spirituale dei suoi antenati. Poteri che saranno fondamentali per combattere non solo contro gli sgherri di Kingpin, ma anche contro lo stesso Wilson Fisk, sorprendentemente sopravvissuto al colpo di pistola a bruciapelo e desideroso di riavere a fianco a sé l'amata figlia adottiva.

Un'immagine che ritrare la protagonista della serie Echo, interpretata da Alaqua Cox

Un Progetto Fortemente Voluto

Innanzitutto un piccolo excursus: è difficile capire la genesi di un prodotto come Echo. Nei fumetti, il personaggio fu creato da David Mack e Joe Quesada per rappresentare una specie di contraltare di Daredevil. Dove Matt Murdock è cieco, Maya è sorda e la storia (che ovviamente coinvolgeva anche Kingpin e che finiva con Maya che sparava al suo padre adottivo) faceva leva sul fatto che i due personaggi fossero indubbiamente affini (entrambi sono in grado di divenire degli eroi superando le proprie disabilità) e che si completassero a vicenda. Da lì, il personaggio avrebbe avuto una discreta storia editoriale, finendo addirittura nei New Avengers.
Nel Marvel Cinematic Universe, è stato invece deciso di presentare il personaggio di Maya Lopez all'interno della serie tv Hawkeye con il chiaro obiettivo di farla poi divenire protagonista di una serie tutta sua. Una scelta che è difficile comprendere, visto che si tratta di un personaggio minore e che, a conti fatti, rappresentava l'anello debole della serie dedicata a Clint Barton. Colpa non solo dell'inesperienza di Alaqua Cox, fatta esordire a fianco di attori dotati di parecchio carisma, ma anche e soprattutto di una sceneggiatura che infilava a forza la sua storyline in una narrazione peraltro già densissima di eventi e personaggi, risultando ridondante. 
Tutto questo mi porta a pensare che in casa MCU ci fosse qualcuno, molto sensibile alle tematiche sociali, che voleva davvero fortemente il progetto. E non c'è dubbio che Maya Lopez sia un personaggio estremamente inclusivo: rappresentante di una minoranza etnica (i nativi americani), con una forte disabilità (la sordità) a cui si aggiunge il fatto che l'attrice Alaqua Cox abbia anche dovuto sottoporsi da giovane all'amputazione di parte della gamba destra. Nulla di sbagliato, ovviamente, ma non c'è dubbio che un progetto come questo andasse costruito in modo più lento e ragionato, magari introducendo il personaggio di Maya Lopez all'interno di un contesto più affine e lavorando meglio sulla sceneggiatura e sulle caratterizzazioni.

Una scena tratta dal quarto episodio di Echo

Una Cambiamento Fondamentale di Rotta

Anche se non sono mai stati confermati ufficialmente, non è difficile intuire che i rumors che parlavano di una prima versione disastrosa di Echo avessero più di un fondo di verità. Da un lato abbiamo un personaggio appiccicato a forza come comprimario in un'altra serie e che non ha le spalle abbastanza larghe da potere reggere da solo il peso della narrazione [e la scarsa esperienza recitativa di Alaqua Cox, peraltro straordinaria nelle scene d'azione, non aiuta di certo], dall'altro un intreccio che, francamente, non è in grado di attirare l'interesse del pubblico. Per dirla in parole povere: perché dovrei perdere il mio tempo a vedere la storia di un personaggio minore (con buone potenzialità, ma caratterizzato in modo piuttosto piatto) che tenta di divenire il nuovo boss del crimine mentre si riconnette a personaggi appartenenti a un passato che non abbiamo mai visto?
Non c'è dubbio che l'intervento di Kevin Feige sia stato davvero provvidenziale nel ricalibrare il progetto tagliando parti inutili (la miniserie consta di 5 veloci episodi di 30-40 minuti circa), rendendo l'intreccio più interessante (da una trama di vendetta si passa a una classica trama di crescita e riscoperta delle proprie origini) e rimodulando l'attitudine della serie verso lidi più duri e urbani, recuperando le atmosfere che avevano fatto la fortuna delle serie targate Netflix, in particolare la splendida Daredevil [piccola nota: dopo la pubblicazione di Echo, le serie dei Defenders sono diventate ufficialmente canoniche nel MCU, a differenza dell'amatissima Agents of SHIELD].
Grazie anche a una campagna marketing molto efficace (geniale l'idea di spoilerare subito la presenza, in realtà alquanto marginale, di Daredevil nello show e di puntare tutto sul ritorno in scena del Kingpin di Vincent D'Onofrio), la Disney è riuscita a catturare l'attenzione dello spettatore, rivelandosi al contempo un prodotto onesto e piacevole, nonostante alcuni difetti.

Un'immagine tratta dall'episodio finale di Echo

Una Miniserie Compatta e Lineare

Tra i maggiori meriti dell'intervento di Kevin Feige (che ha portato a una parziale riscrittura della sceneggiatura e a delle sessioni di nuove riprese) c'è sicuramente l'avere asciugato la storia di tante parti inutili, tagliando corto l'inutile sottotrama di Maya che tenta di prendere il controllo dell'impero criminale di Kingpin. La narrazione, smaltiti i noiosi, ma necessari riassunti di quanto successo in Hawkeye, procede invece spedita e senza perdite di tempo (anche i brevi flashback utili a introdurre gli antenati di Maya e i loro poteri sono limitati ai primi minuti di ogni puntata), lavorando bene con la sceneggiatura per definire la rete di conoscenze della protagonista (buono il cast di supporto formato in gran parte da attori nativi americani, in particolare gli attori che interpretano i nonni di Maya, Tantoo Cardinal e Graham Greene) senza doverci sorbire interi minuti di esposizione superflua. È vincente anche la scena di abbassare il ritmo solo nella quarta puntata, dove finalmente vediamo il faccia a faccia tra Maya e Wilson Fisk, che rappresenta il vero cuore emotivo dell'opera, grazie al sempre mirabile lavoro compiuto da Vincent D'Onofrio

Un'immagine tratta dall'Episodio 3 di Echo

Azione di Buon Livello

Un altro settore dove la serie brilla è nella scene d'azione (con un'importante eccezione sul finale, ma ne parleremo più avanti). Nei primi tre episodi, le scene d'azione (anch'esse molto compatte e senza troppi fronzoli, come il resto della narrazione) sono studiate e girate benissimo: le coreografie sono ottime e stilose il giusto (si veda lo scontro tra Echo e Daredevil del primo episodio, ad esempio), così come il montaggio, l'illuminazione e l'utilizzo accorato della CGI. Un vero e proprio valore aggiunto, che riesce ad elevare Echo sopra la media delle produzioni televisive del MCU, spesso vessate da scene d'azione confusionarie o mal gestite.
Una menzione la merita sicuramente anche la protagonista Alaqua Cox: se l'attrice nativa americana mostra ancora qualche indecisione di troppo nella recitazione (giustificatissime sia dalla scarsa esperienza che dal dovere recitare con la lingua dei segni), lo stesso non si può dire della sua predisposizione naturale per le scene d'azione, dove svolge un lavoro eccezionale, ancora di più pensando alle sue disabilità.
Una nota: Echo è la prima serie Marvel ad essere consigliata solo ad un pubblico adulto. In realtà, a parte un paio di scene leggermente più violente e splatter, sembra più una scelta di puro marketing per fare capire agli spettatori un ritorno alle atmosfere più crude e realistiche del Daredevil di Netflix.

Un'immagine del Kingpin di Vincent D'Onofrio tratta da Echo

Il Fattore K

Non si può non parlare ovviamente del grande ritorno del personaggio di Kingpin, dal momento che il suo complicato rapporto padre-figlia (adottiva) con Maya è il vero fulcro emozionale di Echo. Fortunatamente gli sceneggiatori hanno rimediato agli errori compiuti in Hawkeye, dove Wilson Fisk era apparso alquanto depotenziato ed edulcorato per adattarsi al contesto natalizio dello show: in Echo il personaggio torna a essere quello visto in Daredevil, semplicemente uno dei migliori villain del MCU in assoluto. Un boss malavitoso freddo, cinico, calcolatore, violento e doppiogiochista, e al contempo un padre fragile, incapace di controllare le proprie emozioni e ferito dalle scelte di Maya.
Se gli sceneggiatori hanno fatto un ottimo lavoro sul personaggio (molto sottile il fatto, per esempio, che Fisk non abbia mai imparato il linguaggio dei segni, nonostante l'affetto che prova per Maya), non si può non citare la solita, grande, prestazione di Vincent D'Onofrio, capace di donare al personaggio tantissime piccole sfumature nelle espressioni, nel modo di muoversi e nel modo di pronunciare le battute [se masticate l'inglese, è davvero consigliato ascoltarlo in lingua originale]. Nonostante non sia Kingpin il protagonista, è innegabile che sia il carisma del personaggio e del suo attore il vero valore aggiunto della miniserie.

Un primo piano di Alaqua Cox, protagonista di Echo

Una Protagonista Respingente

Dopo avere parlato dei punti di forza dello show, è arrivato il momento di sottolineare i due difetti maggiori. Il primo è la caratterizzazione della protagonista: è vero che Maya è un personaggio controverso, una killer cresciuta in un mondo violento, plagiata da Kingpin, ma questo non vuol dire che debba mancare completamente di empatia. Prima ancora che un problema di recitazione da parte di Alaqua Cox (che, come detto, paga sicuramente l'inesperienza, mostrando però buoni progressi nel corso degli episodi), si tratta di un puro problema di scrittura, con gli sceneggiatori che non fanno nulla per rendere il personaggio di Maya Lopez simpatico allo spettatore.
La conseguenza è che, finché non entra in scena Kingpin, lo spettatore non è minimamente coinvolto emotivamente nelle peripezie della protagonista. Maya Lopez è un personaggio caratterizzato in modo troppo respingente, cosa che finisce per depotenziare il suo arco narrativo (francamente, si è più investiti emozionalmente per il destino dei parenti di Maya che per quello della protagonista) e, di conseguenza, la trama principale dello show.

Una scena tratta dall'episodio finale di Echo

Un Finale (Parzialmente) Deludente

Il secondo difetto è rappresentato dall'episodio finale (difetto, a ben vedere, comunque a molte delle serie tv legate al MCU), l'unico a cui avrebbe giovato un minutaggio decisamente maggiore. In particolare, è davvero deludente la scena madre con l'atteso scontro tra Maya/Echo e gli sgherri di Kingpin. Ci si aspetterebbe un'intensa e tesa scena d'azione e invece tutto è tagliato cortissimo, giusto un paio di botte in controluce. A peggiorare la cosa c'è anche una svolta narrativa resa in modo davvero pacchiano, che rende la scena ancora più insoddisfacente. Insomma, dopo una buona costruzione della tensione, la serie si sgonfia clamorosamente, lasciando lo spettatore piuttosto frustrato, nonostante un discreto epilogo.

Un particolare di una delle locandine della serie Echo

In Conclusione

Echo, primo prodotto appartenente alla nuova etichetta Marvel Spotlight, è un progetto che sembrava destinato a un sonoro fallimento, ma l'intervento in extremis del team di Kevin Feige ha salvato capra e cavoli, regalandoci una miniserie tutto sommato piacevole, graziata da alcune ottime scene d'azione, un cast azzeccato e, ovviamente, dal grandissimo carisma del Kingpin interpretato da Vincent D'Onofrio, vero e proprio valore aggiunto dello show. Per contro, una caratterizzazione troppo respingente del personaggio di Maya e una puntata finale con un climax alquanto deludente sono due difetti che affossano parzialmente il progetto. Dubito che vedremo, in futuro, nuove serie dedicate a Maya Lopez, ma non mi stupirebbe vedere riapparire il personaggio come ospite, magari nell'attesissimo ritorno del Daredevil di Charlie Cox nella serie Born Again.

Echo è una miniserie di 5 episodi trasmessa in esclusiva in streaming su Disney +.

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