Countless Skies - Resonance (Recensione)

 


Devo ammettere di non riuscire più a seguire la scena metal come un tempo e, di conseguenza, di fare una certa fatica a individuare nuove band meritevoli. Da un lato la mole di uscite settimanali è realmente impressionante, fattore dovuto sia al crollo dei costi necessari a produrre in modo professionale un disco, sia alle radicali modifiche subite dal settore discografico negli ultimi dieci anni, con il progressivo abbandono del supporto fisico. Dall'altro, semplicemente, mancano sia tempo, concentrazione e voglia di mettersi periodicamente a scandagliare le nuove uscite o tutte le recensioni pubblicate sui vari siti specializzati [per la cronaca ritengo Metalitalia il miglior sito metal italiano e nutro una forte simpatia per la natura ruspante e "fanzinara" di Metallized]

Detto questo, ci sono state due formazioni capace di fulminarmi quasi istantaneamente, spingendomi all'acquisto quasi immediato su Bandcamp (per chi non lo sapesse Bandcamp garantisce una fetta di guadagni superiori per le band rispetto ai portali tradizionali). La prima sono gli scozzesi Dvne (prima o poi ne parlerò più approfonditamente), autori di uno spettacolare progressive metal fortemente debitore del sound del periodo d'oro degli statunitensi Mastodon (ovvero il terzetto Leviathan, Blood Mountain e Crack the Skye) condito da ottime tematiche fantascientifiche. Il secondo sono appunto i britannici Countless Skies, una formazione che ha saputo plasmare un sound vincente unendo le tipiche melodie provenienti dalla scuola svedese/finlandese del melodeath a suggestioni progressive che citano apertamente le complesse strutture degli Opeth e le melodie ariose di Devin Townsend (omaggiato apertamente anche nelle complesse linee vocali del bassista e cantante Phil Romeo). 

Un mix indubbiamente derivativo, ma affascinante, che, dopo il discreto debutto New Dawn del 2016, ha portato a un impressionante secondo lavoro nel 2020, Glow, che ha mostrato una crescita davvero significativa per la band britannica. Il sound infatti è divenuto più coeso ed organico e, a livello musicale, sono pochi i passaggi a vuoto di un disco realmente valido, caratterizzato da composizioni più strutturate e lunghe, senza mai apparire però prolisse. I problemi erano invece quasi tutti nelle linee vocali: abbastanza piatto e monocorde il growl del chitarrista Ross King, un po' troppo sguaiato il cantato pulito del bassista Phil Romeo, dotato di un'estensione impressionante e di un'interessante impostazione lirica, che però mostrava parecchie incertezze.

Dopo tre anni di pausa più o meno forzata dalla pandemia, riecco quindi spuntare i Countless Skies con Resonance: non un nuovo disco, ma un live in studio dove la band britannica reinterpreta cinque dei propri brani (due da New Dawn e tre - compresa la lunga title track divisa in tre parti - da Glow) con l'aiuto della brava violoncellista Arianna Mahsayeh, attiva da tempo nella scena metal underground britannica. Il risultato? Francamente spettacolare.

Innanzitutto è impressionante il miglioramento mostrato dai Countless Skies, soprattutto contando che stiamo parlando di un album registrato in presa diretta (o quasi): si nota una sicurezza molto maggiore nell'esecuzione dei brani, che ora risultano ancora più incisivi e convincenti, con leggeri, ma significativi aggiustamenti ad alcune parti. Ma è sul versante delle linee vocali che si possono constatare maggiormente i miglioramenti: l'interazione tra le due voci è ora molto più più naturale, il growl è integrato in modo migliore con la musica e, soprattutto, si può apprezzare il buon lavoro di studio e pratica svolto da Phil Romeo, enormemente più convincente quando raggiunge le note più alte.

Detto questo, non si può non parlare del maggiore elemento caratterizzante di Resonance, ovvero la presenza del violoncello di Arianna Mahsayeh: quando si reinterpretano brani rock o metal con l'aggiunta di strumenti classici, spesso il problema è che le canzoni sono riproposte senza il minimo adeguamento, con appiccicati sopra gli strumenti orchestrali. Fortunatamente non è affatto il caso di questo album: le linee di violoncello si sposano alla perfezione con le melodie e le strutture progressive della musica dei Countless Skies, sottolineandone il lato più atmosferico e malinconico e donando grande profondità al sound della band britannica. 

Se le splendide "Tempest" (il brano dove si può apprezzare al meglio il miglioramento di Phil Romeo dietro al microfono) e "Summit", già forse le canzoni migliori della band, trovano in questa sede la loro dimensione definitiva, è "Wanderer", traccia originariamente presente sul debutto New Dawn, a rubare la scena grazie al riuscitissimo contrasto tra i toni bassi del violoncello e le melodie squillanti.

Insomma, se ancora non conoscete la musica dei Countless Skies, Resonance è il punto di partenza perfetto, un album che mostra i grandi passi in avanti fatti da una band già parecchio promettente e ormai pronta a spiccare letteralmente il volo. L'unico vero difetto è la mancanza di qualcosa di realmente nuovo, un'anteprima del (speriamo imminente) prossimo album in preparazione.

Resonance è disponibile in formato digitale e fisico sul sito ufficiale della label Willowtip Records. E' inoltre disponibile in formato fisico e digitale su tutti i maggiori store online. Il disco è ovviamente inoltre disponibile su tutti i maggiori servizi di musica in streaming, oltre che sulla Pagina Bandcamp della band. Per maggiori informazioni sui Countless Skies, visitate la Pagina LinkTree della band.

Commenti