Elseworlds e DCEU: Facciamo i Pronostici! (Seconda Parte)

 Kingdom Come

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Copertina (particolare)

Gotham Noir

Gotham Noir, come è facile intuire dal titolo, catapulta alcuni dei personaggi più noti dell'universo batmaniano all'interno di un vero e proprio film noir anni '40. Protagonista della storia non è però il pipistrellone (che appare in poche scene), ma Jim Gordon, nel classicissimo ruolo dell'ex-poliziotto alcolizzato caduto in disgrazia, che si ritrova a sopravvivere facendo lavori di quart'ordine come detective privato. Quando la vecchia amica Selina Kyle gli assegnerà un lavoro di guardia del corpo per un'amica, la situazione si complicherà enormemente, e Jim si troverà braccato da feroci criminali, politici corrotti e da una misteriosa figura travestita da pipistrello.
Questo Elseworlds, rappresenta una delle primissime opere realizzate in tandem dallo scrittore Ed Brubaker e dal disegnatore inglese Sean Phillips, un duo che avrebbe poi collaborato a lungo, realizzando acclamate e pluripremiate graphic novel di stampo noir e crime. All'interno delle pagine di Gotham Noir non si avverte ancora la grande sintonia tra i due fumettisti (soprattutto Phillips mostra ancora qualche incertezza nella costruzione delle tavole) che sarebbe arrivata sulle opere successive, ma si tratta comunque di un fumetto solido, che punta a ricreare fedelmente intrecci, atmosfere e ritmi tipici dei noir anni '40, tanto da risultare quasi un ottimo esercizio di stile.
Pro: Una storia noir con protagonista Jim Gordon potrebbe funzionare bene in una miniserie per HBO e per il servizio di streaming Max.
Contro: Batman è poco più che una comparsa e la storia potrebbe risultare troppo lenta e intricata, nonché troppo poco spettacolare per un pubblico attuale.
Probabilità: Medio-Bassa. La storia è fin troppo retrò per il pubblico attuale, soprattutto per ritmi e intreccio. Si tratta però di un tipo di prodotto (da realizzare, magari, in un rigoroso bianco e nero) che si incastrerebbe bene in una programmazione ricercata come quella HBO, ma che necessiterebbe dei giusti showrunner e registi.

JSA: The Golden Age

Ambientata, negli anni '50, The Golden Age vede gli eroi della Justice Society of America e dell'All Star Squadron, il cui contributo è stato fondamentale alla vittoria della seconda guerra mondiale, ritirarsi a vita privata. Non sarà affatto facile tornare a vivere in una nazione avvelenata dal maccartismo, dove gli eroi si sentono ormai inutili e dove gli echi degli orrori della guerra hanno lasciato segni tangibili nella psiche di molti di essi. L'arrivo del potentissimo Dynaman e i sospetti sui suoi reali obiettivi costringeranno i vecchi eroi a indossare nuovamente costumi e mantelli per un'ultima gloriosa battaglia.
Scritta da un James Robinson in stato di grazia e illustrata da un solidissimo Paul SmithThe Golden Age è quel tipo di graphic novel un po' retrò e decisamente poco celebrata, ma che invece stupisce per la sua qualità: se l'intreccio in realtà non regala grosse sorprese, è sulla caratterizzazione dei personaggi che Robinson riesce a compiere un piccolo capolavoro, per una di quelle opere che si fanno rileggere sempre volentieri.
Pro: Una storia corale basata su personaggi e caratterizzazioni più che sull'intreccio, che funzionerebbe molto bene come serie di due o tre stagioni su HBO o Max.
Contro: The Golden Age ha per protagonisti personaggi in gran parte minori o di culto dell'universo DC: aldilà del budget, c'è da chiedersi se esiste abbastanza pubblico per un prodotto del genere.
Probabilità: Medio-Bassa. Inizialmente avevo pensato che un adattamento di questa graphic novel fosse letteralmente impossibile. Ma, dopo l'ovvia rilettura del fumetto, mi sono accorto che, con il giusto showrunner, potrebbe venirne fuori un prodotto di qualità e ricercato sulla scia della serie di Watchmen di un paio di anni fa, perfetto per la nuova piattaforma Max. Chissà che James Gunn non ci possa davvero fare un pensierino...

Vignetta

Superman Metropolis, Batman Nosferatu & Wonder Woman: The Blue Amazon 

Verso la fine degli anni '90 i coniugi Jean-Marc e Randy Lofficier (esperti scrittori di saggi, romanzi, sceneggiature televisive e fumetti con un curriculum chilometrico) ebbero un'idea alquanto folle e bislacca: creare un universo alternativo DC ispirato ai film espressionisti anni '20 e '30 tedeschi (tra cui Metropolis, Il Gabinetto del Dr. Caligari, Nosferatu e L'Angelo Azzurro). Nascono così tre speciali Elseworlds (la Trilogia Metropolis) dove la cosiddetta Trinità (Superman, Batman e Wonder Woman) si muoveva all'interno di quei leggendari film, riprendendone atmosfere e situazioni. A essere onesti, le storie sono semplicemente dei buoni esercizi di stile che si rivelano appassionati omaggi a pellicole leggendarie, ottimamente resi dagli splendidi dipinti di Ted McKeever. Ammetto che avere scelto questa trilogia al posto di Elseworlds più noti (per esempio Batman Holy Terror, Batman In Darkest Night o Justice Riders) è una piccola provocazione, ma l'idea di una trasposizione in un film o serie TV è talmente assurda e folle, da avere quasi un suo perché.
Pro: Un film su un fumetto che a sua volta omaggia altri film è un'idea tremendamente meta che potrebbe anche funzionare, se fatta nel modo giusto e da un regista con passione, conoscenza e tecnica.
Contro: Un film in bianco e nero, probabilmente muto, dove sono ricreate intere sequenze di film di quasi cent'anni fa usando le più popolari icone DC sarebbe un suicidio finanziario e (probabilmente) artistico.
Probabilità: Praticamente impossibile. L'unico modo in cui un progetto così folle, meta e intellettuale potrebbe vedere la luce è in uno speciale per HBO/Max, ma non credo che nessuno voglia prendersi tanti rischi per un (affascinante) esercizio di stile.

Logo

Kingdom Come

Non poteva certo mancare l'Elseworlds più noto e apprezzato di tutti i tempi, Kingdom Come di Mark Waid e Alex Ross ambientato in un futuro ipotetico dell'universo DC.
In seguito ai fatti tragici che hanno portato alla morte di Lois Lane, Superman si ritira per un decennio nella Fortezza della Solitudine. In quel decennio i vecchi supereroi sono sostituiti da nuovi eroi molto più violenti e sconsiderati (un chiaro riferimento ai supereroi ipertrofici dell'allora neonata Image). Quando le azioni di un gruppo di questi eroi, guidato dall'esaltato Magog, provoca migliaia di morti in seguito a un'esplosione nucleare nel Kansas, Superman, convinto da Wonder Woman, tornerà in azione per arginare il pericolo causato da questa nuova generazione di supereroi. Ne nascerà uno scontro drammatico e apocalittico.
So che la mio opinione sarà impopolare, ma non ritengo Kingdom Come un capolavoro. Waid è bravo a tenere la mano fermissima in una storia corale con decine e decine di personaggi e confeziona una storia solidissima ed emozionante, a cui però manca quel colpo di genio che eleverebbe quest'opera tra i capolavori assoluti del genere. Inutile sottolineare la qualità incredibile dei dipinti di Alex Ross, capaci di suscitare vero stupore nel lettore a ogni pagina. Kingdom Come rimane comunque giustamente una delle graphic novel più rappresentative per il genere supereroistico, sicuramente un'opera da leggere e rileggere.
Pro: Una storia emozionante e spettacolare, perfetta per diventare un grande e memorabile kolossal.
Contro: Centinaia di personaggi differenti corrispondono a un budget mastodontico e a una sceneggiatura davvero complessa da gestire. Uno sforzo produttivo davvero enorme, insomma.
Probabilità: Alta. Nonostante la difficoltà nel traslare un'opera così imponente in uno o più film, è una storia perfetta per il cinema. In più James Gunn, nella sua frenetica attività sui social, ha postato più volte vignette provenienti da Kingdom Come e c'è da scommettere che non sia una scelta casuale. Magari arriverà nella fase 2 o 3 del suo rilancio dell'universo cinematografico DC, quando potrà contare su una maggiore fiducia della dirigenza Warner, ma sono sicuro che prima o poi vedremo la drammatica battaglia tra Superman e Magog trasposta su grande schermo.

Cover (particolare)

Bonus! The Dark Knight Returns

Tecnicamente The Dark Knight Returns di Frank Miller (testi e disegni), Klaus Janson (chine) e Lynn Varley (colori) non è considerato un Elseworlds: come detto, il primo albo ufficiale è stato Gotham by Gaslight del 1989. Però si tratta di un'ucronia ambientata in un futuro alternativo dell'universo DC, al pari, per esempio, di Kingdom Come e, quindi, idealmente è il vero capostipite del genere.
Un ormai cinquantenne Bruce Wayne ha appeso da oltre vent'anni il mantello di Batman al chiodo vivendo una triste esistenza recluso nella sua tenuta, ossessionato dal passato. L'escalation di violenza in Gotham City dovuta a una nuova gang, i Mutanti, e il rilascio di Harvey Dent dal manicomio lo convincono a tornare in azione in una veste molto più cinica e violenta. Il suo ritorno scatenerà una serie di conseguenze, fino a una drammatica e mortale battaglia con Superman, ormai burattino nelle mani del governo americano.
The Dark Knight Returns è giustamente considerato un capolavoro e uno dei capisaldi del cosiddetto revisionismo supereroistico insieme al celeberrimo Watchmen. Una storia profonda ed esaltante che riesce a riflettere sulla figura di Batman e sulla sua psiche, senza mai perdere di vista la spettacolarità, con tavole di una potenza ancora oggi inarrivabile. A volere fare le pulci, The Dark Knight Returns è, (come in realtà lo stesso Watchmen) figlio dei suoi tempi con le tematiche relativa alla Guerra Fredda a farla da padrone, ma stiamo parlando di una di quelle opere davvero seminali per il fumetto supereroistico.
Sono anni che Hollywood flirta con questa storia, decisamente spettacolare e cinematografica, e, periodicamente, spuntano notizie di progetti mai partiti per adattare The Dark Knight Returns su grande schermo. In particolare, parecchi anni fa giravano voci insistenti sulla possibilità che Clint Eastwood potesse dirigere e essere il protagonista dell'adattamento, ma il progetto non si concretizzò mai. Ricordo comunque che Zack Snyder utilizzò il Batman di The Dark Knight Returns come canovaccio per il personaggio interpretato da Ben Affleck in Batman v. Superman, dimostrando efficacemente come questa versione del pipistrellone potesse rendere molto bene al cinema.
Pro: La storia più iconica di Batman prima o poi deve essere adattata su grande schermo, è un matrimonio predestinato.
Contro: Alcune svolte della storia legate alla Guerra Fredda risentono del periodo in cui sono state scritte.
Il casting per il protagonista potrebbe inoltre essere molto problematico alla luce del fatto che Ben Affleck (che ha ufficialmente detto addio al personaggio dopo l'ultima comparsata in The Flash) era riuscito a incarnare in modo molto convincente questa versione del personaggio.
In più: siamo sicuri che il pubblico social iper-moralista di questi tempi accetterebbe un Batman tutto sommato fascistoide?
Probabilità: Alta. Come detto, questo è un matrimonio che s'ha da fare, prima o poi, magari una volta terminata la saga legata alle origini di Batman con protagonista Robert Pattinson

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