Nota Importante: Questo articolo contiene sicuramente diversi SPOILER sui film e le serie tv della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe. Grazie.
Una volta chiusa la Fase 3 e l'Infinity Saga con il successo planetario di Avengers Endgame, per l'Universo Cinematografico Marvel (MCU d'ora in avanti) era arrivata l'ora di cambiare le carte in tavola. Persi i due personaggi più carismatici (l'Iron Man di Robert Downey Junior e il Captain America di Chris Evans) e con gli Avengers di fatto sciolti, la Fase 4 rappresentava in tutto e per tutto una nuova, rischiosa, ripartenza per l'universo cinematografico più popolare del momento.
In particolare, gli obiettivi da raggiungere erano tre:
In particolare, gli obiettivi da raggiungere erano tre:
- Introdurre nuovi personaggi e mostrare lati differenti dell'Universo Marvel
- Gettare i semi per le prossime saghe (Fase 5 e 6)
- Supportare al meglio Disney+ con il lancio tante nuove serie TV e speciali esclusivi
Non c'è dubbio che tutti e tre gli obiettivi siano stati pienamente raggiunti; detto questo, è altrettanto chiaro come la Fase 4 sia stata alquanto problematica per questioni legate sia alla enorme quantità di materiale prodotto, che ha necessariamente allentato il controllo ferreo del mastermind Kevin Feige, sia per la pandemia di COVID-19. A pagare il maggior prezzo (per motivi molto differenti) sono state in particolare la coerenza delle sceneggiature e la qualità degli effetti speciali, problema di difficile risoluzione che potrebbe affliggere le produzioni Marvel per lungo tempo. Insomma, luci e ombre che non hanno intaccato il fascino di questo universo, ma che hanno al contempo mostrato alcune preoccupanti crepe nel giocattolo. Ma andiamo più nello specifico, dando uno sguardo a tutte le produzioni che hanno caratterizzato la Fase 4 (in ordine cronologico di uscita).
WandaVision (Serie)
La prima serie ufficiale del MCU (ricordiamo che le serie dei Defenders apparse originariamente su Netflix, così come quelle legate ad Agents of S.H.I.E.L.D., sono considerate ufficialmente non canoniche) ha per protagonista il personaggio di Wanda Maximoff ed è decisamente una partenza col botto. Wanda e Visione sono i protagonisti di una sitcom in bianco e nero ambientata negli anni '50, intitolata WandaVision. Ogni nuova puntata è ambientata in un decennio differente e si ispira a una popolare sitcom dell'epoca, ma chi ha intrappolato i due personaggi in questo mondo assurdo? E chi sono gli inquietanti personaggi che escono dai tombini? E, soprattutto, come ha fatto Visione a tornare in vita dopo essere stato distrutto da Thanos in Infinity War?
WandaVision gioca bene le sue carte sin da subito: le prime puntate sono quasi stranianti, ma il giochino meta funziona molto bene (complice anche un ottimo lavoro nel ricreare alla perfezione le sitcom di riferimento), mantenendo però un appiglio sullo spettatore intrigato dai misteri crescenti. Peccato che gli sceneggiatori, forse preoccupati di perdere l'attenzione degli spettatori, gettino le carte troppo presto, spiegando tutto (o quasi) già alla quarta puntata. Da quel momento la serie perde un pizzico del suo fascino, ma continua in modo piuttosto solido fino a un finale che si rivela deludente per l'azione (botte da orbi e solito raggio di energia sparato in cielo), ma soddisfacente per quanta riguarda il lavoro svolto sul personaggio di Wanda, alle prese con tematiche non semplici come lo stress da disturbo post-traumatico e l'elaborazione del lutto. Peccato che tutto il lavoro sarà poi totalmente gettato alle ortiche in Doctor Strange e Il Multiverso della Follia.
WandaVision è una serie appassionante, valida e ottimamente recitata: non solo da Elizabeth Olsen e Paul Bettany, dal momento che Kathryn Hahn ruba la scena anche ai due protagonisti, tanto che il suo personaggio ha già ottenuto una serie TV tutta sua, in uscita nella Fase 5. Per contro, gli sceneggiatori hanno mancato un po' di coraggio, svelando gran parte dei misteri troppo presto, abbandonando quel tono inquietante e quasi Lynchano che aveva pervaso le primissime puntate e appiattendosi su un finale che gioca troppo sul sicuro.
WandaVision è una serie appassionante, valida e ottimamente recitata: non solo da Elizabeth Olsen e Paul Bettany, dal momento che Kathryn Hahn ruba la scena anche ai due protagonisti, tanto che il suo personaggio ha già ottenuto una serie TV tutta sua, in uscita nella Fase 5. Per contro, gli sceneggiatori hanno mancato un po' di coraggio, svelando gran parte dei misteri troppo presto, abbandonando quel tono inquietante e quasi Lynchano che aveva pervaso le primissime puntate e appiattendosi su un finale che gioca troppo sul sicuro.
Falcon e Winter Soldier
[In realtà, questa serie avrebbe dovuto esordire prima di WandaVision, ma vari ritardi dovuti al COVID hanno fatto slittare il rilascio (oltre che rivoluzionare l'iniziale cronologia di uscite della Fase 4)]
Nonostante Steve Rogers gli abbia affidato il prezioso scudo di Captain America, Falcon non si reputa degno di brandirlo e utilizzare il nome dell'eroe. Dopo aver rinunciato allo scudo donandolo a un museo, Falcon si imbarca in una missione insieme al Winter Soldier per bloccare un traffico internazionale di siero del supersoldato gestito dall'organizzazione anarchica Flag Smashers. Ne nasce un'avventura in giro per il mondo in cui vengono addirittura coinvolti il Barone Zemo (villain di Captain America: Civil War) e le Dora Milaje del Wakanda. Nel frattempo gli Stati Uniti decidono di nominare un nuovo Captain America, ovvero il pluridecorato eroe di guerra John Walker (interpretato da Wyatt Russell), che si unirà presto alla caccia dei Flag Smashers. Peccato che John, nonostante la bontà degli intenti, mostrerà presto preoccupanti crepe nella sua solidità mentale, minata da uno stress da disturbo post-traumatico, dimostrandosi così indegno dell'eredità di Captain America.
Falcon e Winter Soldier è una serie semplicemente discreta, che non si prende alcun rischio: la sceneggiatura è lineare e non riserva grandi sorprese, l'azione è ben girata (soprattutto quando sono coinvolte le Dora Milaje) ma tutt'altro che eccezionale, gli effetti speciali nella norma. Alla fine è una serie che si lascia guardare, caratterizzata però da alcuni sostanziali difetti. I due protagonisti (Anthony Mackie e Sebastian Stan) mostrano sì una buona alchimia con divertenti scambi di battute, ma mancano in carisma, tanto che il Barone Zemo di Daniel Brühl ruba loro la scena ogni volta che appare. In più la serie inciampa pesantemente nell'episodio finale, prima con un terrificante discorso iper-retorico fatto da Falcon di fronte alle telecamere e poi con la risoluzione davvero sbrigativa della sottotrama relativa al leader dei Flag Smashers. Alla fine, la cosa migliore risulta forse essere l'arco narrativo relativo al nuovo Capitan America, ben gestito e con un'ottima scelta di casting in Wyatt Russell (che però pare abbonato al personaggio sostanzialmente buono, ma instabile).
Loki
Dopo avere rubato il Tesseract in Avengers: Endgame, Loki (come sempre interpretato dall'ottimo Tom Hiddlestone) riesce a fuggire, ma, in quanto anomalia temporale [questo Loki è infatti la versione del personaggio appena sconfitto alla fine del primo Avengers, dal momento che il personaggio "regolare" del MCU era stato invece ucciso da Thanos], viene catturato dalla Time Variance Authority (TVA), un'organizzazione esterna al flusso temporale che monitora le linee temporali, mantenendo la coesione dell'universo. La TVA mette Loki di fronte a una scelta: aiutare l'organizzazione nella cattura di una variante di Loki fuori controllo che sta distruggendo varie linee temporali, oppure essere cancellato dall'esistenza (in realtà un esilio, una dimensione situata alla fine del flusso temporale chiamata "Il Vuoto"). Loki decide, suo malgrado, di collaborare, scoprendo che la versione fuori controllo di se stesso è una variante femminile, Sylvie (interpretata da Sophia De Martino), con la quale Loki stringerà amicizia, finendo per tradire la TVA e scoprire la verità sull'organizzazione e, soprattutto, sul Multiverso.Gli sceneggiatori hanno sfruttato bene l'opportunità di potere riscrivere a piacimento il personaggio, rendendolo una sorta di anti-eroe, la cui evoluzione è coerente e giustificata. Un ottimo lavoro di caratterizzazione che rende Loki un personaggio estremamente interessante e tridimensionale: pazzesca, per esempio, l'idea che un personaggio così egocentrico possa solo innamorarsi di una versione alternativa di se stesso. Ma è tutta la serie a girare bene: il cast è ottimo, tutti i personaggi di supporto sono ben caratterizzati e sono guidati da precise motivazioni, la trama è interessante e piena di buoni colpi di scena, l'umorismo ben calibrato e mai esagerato, e il ritmo segue bene gli snodi. In più la serie è tecnicamente validissima a livello di scenografie (memorabile il design della sede della TVA), regia ed effetti speciali.
In particolare, a svettare è il quinto episodio ambientato nella dimensione de "Il Vuoto", dove facciamo la conoscenza di una serie di varianti di Loki (clamoroso Richard E. Grant che interpreta un Loki codardo con il costume classico dei fumetti) e dove la serie raggiunge il picco in termini di emozioni e divertimento, prima del capitombolo finale. Purtroppo, con il sesto e ultimo episodio, la serie di Loki sbatte contro il più insidioso dei mostri: il super-spiegone. Infatti la serie ha, tra le altre cose, il compito di introdurre il concetto di Multiverso nel MCU e, soprattutto, presentare per la prima volta quello che sarà il vero villain delle Fasi 5 e 6 (o, meglio, una delle sue varianti, Colui Che Rimane), ovvero Kang (interpretato da Johnathan Majors, recentemente visto nel deludente Lovecraft Country). Tutto questo si traduce in oltre 40 minuti di chiacchiere, nozioni e spiegazioni estremamente cervellotiche che distruggono totalmente il ritmo della serie, nonostante Johnathan Majors ce la metta tutta a caricare l'interpretazione del personaggio per tenere desta l'attenzione dello spettatore. Un vero e proprio male necessario che, per fortuna, non rovina il giudizio generale di quella che è, a tutti gli effetti, la miglior serie Marvel della Fase 4.
Black Widow
Il primo lungometraggio della Fase 4 è, in realtà, un'appendice della Fase 3, dal momento che narra una storia del personaggio della Vedova Nera (sacrificatasi durante gli eventi di Avengers: Endgame) ambientata tra Captain America 3: Civil War e Avengers Infinity War.
In un flashback ci viene mostrato che Natasha, in gioventù, aveva vissuto negli Stati Uniti sotto copertura insieme a una finta famiglia di spie, composta da Melina (interpretata da Rachel Weisz) - ricercatrice che ha sviluppato il processo di controllo mentale delle Vedove Nere - Alexei (interpretato da David Harbour) - ovvero Red Guardian, versione sovietica di Captain America - e la piccola Yelena; una volta terminata la missione e tornate in Unione Sovietica, le due ragazze sono separate e sottoposte al processo di addestramento delle Vedove Nere. Molti anni più tardi, Natasha, in fuga dalle autorità americane in seguito agli Accordi di Sokovia, viene in possesso di alcune misteriose fiale. Dopo essere sopravvissuta a uno scontro con il misterioso Taskmaster, Natasha comprende che le fiale le sono state spedite dalla "sorella" Yelena (interpretata da Florence Pugh) e si incontra con lei a Budapest. Yelena spiega che le fiale contengono un antidoto per liberare le Vedove Nere dal controllo mentale dello spietato Dreykov, creatore e leader delle Vedove Nere: per trovare la struttura di addestramento delle Vedove, la Stanza Rossa, ed eliminare finalmente Dreykov le due avranno bisogno di riunire la "famiglia" e imbarcarsi in una vera e propria missione suicida.
In un flashback ci viene mostrato che Natasha, in gioventù, aveva vissuto negli Stati Uniti sotto copertura insieme a una finta famiglia di spie, composta da Melina (interpretata da Rachel Weisz) - ricercatrice che ha sviluppato il processo di controllo mentale delle Vedove Nere - Alexei (interpretato da David Harbour) - ovvero Red Guardian, versione sovietica di Captain America - e la piccola Yelena; una volta terminata la missione e tornate in Unione Sovietica, le due ragazze sono separate e sottoposte al processo di addestramento delle Vedove Nere. Molti anni più tardi, Natasha, in fuga dalle autorità americane in seguito agli Accordi di Sokovia, viene in possesso di alcune misteriose fiale. Dopo essere sopravvissuta a uno scontro con il misterioso Taskmaster, Natasha comprende che le fiale le sono state spedite dalla "sorella" Yelena (interpretata da Florence Pugh) e si incontra con lei a Budapest. Yelena spiega che le fiale contengono un antidoto per liberare le Vedove Nere dal controllo mentale dello spietato Dreykov, creatore e leader delle Vedove Nere: per trovare la struttura di addestramento delle Vedove, la Stanza Rossa, ed eliminare finalmente Dreykov le due avranno bisogno di riunire la "famiglia" e imbarcarsi in una vera e propria missione suicida.
Come è facile intuire da questa sinossi, Black Widow non si prende troppi rischi: classica storia d'azione piuttosto lineare che ha il compito di tributare un ultimo omaggio a uno dei personaggi fondamentali del MCU e, al contempo, introdurre nuovi personaggi e una nuova Vedova Nera. Detto questo, i primi due atti si rivelano sorprendentemente brillanti: l'introduzione di Yelena è ottima così come la caratterizzazione. Dove Natasha è introversa e controllata, Yelena è estroversa, impulsiva e casinista: tratti resi molto bene da Florence Pugh, che riesce a donare immediatamente grande carisma al personaggio, compensando così una certa rigidità e goffaggine nella scene d'azione. Anche la riunione di "famiglia" nel secondo atto è particolarmente riuscita grazie a un buon lavoro di scrittura piuttosto sottile: quella che era una semplice copertura, si rivela invece l'unica famiglia che i protagonisti abbiano mai conosciuto. Purtroppo nel terzo atto il film si appiattisce su soluzioni estremamente prevedibili, con le due Vedove Nere che si infiltrano nella Stanza Rossa e l'immancabile scontro tra Natasha e il cattivissimo Dreykov: tanta azione (non sempre ripresa in modo impeccabile), effetti speciali discreti, svolte narrative telefonate e un pochettino di noia.
Black Widow è un film forse prevedibile e decisamente troppo lungo, che però ha il merito di lavorare bene sui personaggi, riuscendo in particolare a trovare una degna erede per la Vedova Nera di Scarlett Johansson. Peccato per un finale che non brilla né per originalità, né per ritmo, che rovina in parte il buon lavoro svolto nei primi due atti.
What If...?
La prima serie animata ufficiale del MCU (ricordiamo che MODOK e Hit-Monkey non sono considerate canoniche) riprende il concetto della storica testata a fumetti What If...?, una serie antologica che reimmaginava alcune delle storie più popolari della Casa delle Idee modificandone le premesse (per esempio: cosa sarebbe successo se Peter Parker non fosse stato morso da un ragno radioattivo?).
La serie TV soffre esattamente degli stessi difetti di cui soffriva la testata a fumetti: spunti non sempre così interessanti e svolgimento troppo compresso per stare nei limiti di tempo imposti da ogni episodio. Vista anche la natura antologica, What If...? è caratterizzata da una qualità altalenante, dove si alternano episodi gradevoli (su tutti il primo episodio con protagonista Captain Carter o il terzo episodio dove Nick Fury deve indagare sugli omicidi degli Avengers originali) ed episodi non certo memorabili (per esempio quelli dedicati a Pantera Nera e Killmonger). L'unica puntata che lascia davvero il segno è la quarta, E se... il Dottor Strange avesse perso il cuore invece delle mani?, dove siamo testimoni della corruzione del Dottor Strange nel tentativo di salvare l'amata Christine dalla morte, in un universo dove è lei a subire il famoso incidente d'auto. Ne nasce una bellissima storia cupa, serrata e disperata, che mostra come questa serie avesse in realtà potenzialità più che discrete; tra l'altro, il personaggio dello Strange corrotto sarà ripescato all'interno del film Doctor Strange e Il Multiverso della Follia, dove arriverà a confrontarsi con il Doctor Strange canonico in un duello memorabile.
La serie TV soffre esattamente degli stessi difetti di cui soffriva la testata a fumetti: spunti non sempre così interessanti e svolgimento troppo compresso per stare nei limiti di tempo imposti da ogni episodio. Vista anche la natura antologica, What If...? è caratterizzata da una qualità altalenante, dove si alternano episodi gradevoli (su tutti il primo episodio con protagonista Captain Carter o il terzo episodio dove Nick Fury deve indagare sugli omicidi degli Avengers originali) ed episodi non certo memorabili (per esempio quelli dedicati a Pantera Nera e Killmonger). L'unica puntata che lascia davvero il segno è la quarta, E se... il Dottor Strange avesse perso il cuore invece delle mani?, dove siamo testimoni della corruzione del Dottor Strange nel tentativo di salvare l'amata Christine dalla morte, in un universo dove è lei a subire il famoso incidente d'auto. Ne nasce una bellissima storia cupa, serrata e disperata, che mostra come questa serie avesse in realtà potenzialità più che discrete; tra l'altro, il personaggio dello Strange corrotto sarà ripescato all'interno del film Doctor Strange e Il Multiverso della Follia, dove arriverà a confrontarsi con il Doctor Strange canonico in un duello memorabile.
A sorpresa, nei due episodi finali, What If...? tenterà di riunire in qualche modo tutti i personaggi provenienti dagli universi alternativi per contrastare una minaccia potentissima: un tentativo apprezzabile, ma un po' raffazzonato, di creare una trama orizzontale in un'antologia estremamente eterogenea.
What If...? è un prodotto poco significativo che però può regalare qualche ora di intrattenimento ai fan del MCU. L'animazione in cel-shading è di livello discreto (sempre che apprezziate questa particolare tecnica di animazione) e la natura "mordi e fuggi" rende la serie poco impegnativa, ma, inevitabilmente, ben poco memorabile. La serie, comunque, è stata rinnovata per una seconda stagione: vedremo se gli showrunner riusciranno a selezionare meglio spunti di partenza e sceneggiature.
Finisce qui la prima parte di questo lungo articolo dedicato alla Fase 4 dell'Universo Cinematografico Marvel.
La seconda parte è disponibile a questo URL:
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