Gli In Flames sono sicuramente la band più divisiva tra le tre (le altre due sono ovviamente At The Gates e Dark Tranquillity) che hanno dato vita alla cosiddetta scena di Göteborg, culla del death metal melodico (o melodeath, che a dir si voglia). A partire da Clayman del 2000, la formazione capitanata da Anders Fridén ha intrapreso un cammino evolutivo in cerca di territori più radiofonici e immediati, una scelta che ha sicuramente portato a dischi molto validi (Reroute to Remain e Come Clarity sono forse i miei lavori preferiti), ma ha anche alienato molti dei fan della prima ora.
Dall'abbandono del chitarrista fondatore Jesper Strömblad (dovuto a pesanti problemi di alcolismo), gli In Flames sono finiti sotto il totale controllo del cantante Anders Fridén e del secondo chitarrista Björn Gelotte, portando di fatto a un'evoluzione sonora ancora più marcata e controversa, avvicinando la band svedese al cosiddetto alternative metal: sostanzialmente quel tipo di metal un po' edulcorato che tira molto negli States, dove il fulcro delle canzoni sono i ritornelli alquanto melodici e canticchiabili opposti a strofe invece piuttosto pesanti e groovy.
Dall'abbandono del chitarrista fondatore Jesper Strömblad (dovuto a pesanti problemi di alcolismo), gli In Flames sono finiti sotto il totale controllo del cantante Anders Fridén e del secondo chitarrista Björn Gelotte, portando di fatto a un'evoluzione sonora ancora più marcata e controversa, avvicinando la band svedese al cosiddetto alternative metal: sostanzialmente quel tipo di metal un po' edulcorato che tira molto negli States, dove il fulcro delle canzoni sono i ritornelli alquanto melodici e canticchiabili opposti a strofe invece piuttosto pesanti e groovy.
Scelta che ha portato gli In Flames a un ottimo successo commerciale (basta confrontare i loro numeri su Spotify con quelli di tutte le altre band melodeath per rendersene conto), ma anche a lavori francamente poco memorabili come il lento e malinconico Siren Charms e l'imbarazzante Battles, fin troppo becero nel rincorrere il ritornello virale, con un Anders Fridén che abusa di sovra registrazioni e autotune per reggere le parti più melodiche del cantato.
Già con I, The Mask del 2019, la formazione svedese ha provato a recuperare parte dell'aggressività dei tempi d'oro, sempre però al servizio dell'immancabile ritornello radiofonico, aspetto fortunatamente decisamente più curato rispetto al lavoro precedente, che ha portato un disco più che apprezzabile, anche se funestato da un paio di brani francamente imbarazzanti e da linee di chitarra piuttosto piatte e sacrificate.
Dopo questo lungo preambolo giungiamo finalmente a Foregone, ultima fatica degli In Flames, i cui singoli avevano fatto drizzare le orecchie anche ai fan storici delusi in virtù di melodie che citavano più o meno apertamente i primissimi dischi. In realtà, aldilà delle riuscite autocitazioni, Foregone non è un (francamente impensabile) ritorno al passato remoto della band svedese, ma invece continua il lavoro iniziato nel disco precedente, nel tentativo di chiudere idealmente il cerchio degli ultimi vent'anni di carriera, bilanciando ritmiche più aggressive e veloci e melodie inconfondibili, con strutture più semplici e dirette che culminano nei ritornelli alquanto immediati. Dove Foregone spicca rispetto al predecessore è nelle linee di chitarra solista: l'ingresso in formazione di un chitarrista di esperienza come Chris Broderick (ex-Megadeth ed ex-Jag Panzer, entrato al posto dello svogliato Niclas Engelin) ha donato una gran dinamicità e profondità alle melodie, sia sulle strofe che negli azzeccati assoli. Era dai tempi dell'abbandono forzato di Jesper che un album degli In Flames non suonava così bene.
Dove invece questo nuovo lavoro delude e si rivela come decisamente inferiore a I, The Mask, è nelle non sempre ispirate linee vocali: i ritornelli non sono affatto memorabili e pagano una prestazione piuttosto piatta da Anders Fridén (questa volta poco coadiuvato dalla tecnologia) e anche le strofe non graffiano come dovrebbero. Detto questo, non mancano brani degni di nota nelle 12 canzoni che compongono Foregone: segnalo in particolare "Meet Your Maker", forse il pezzo più bilanciato del lotto e quello caratterizzato dal miglior chorus, le due "Foregone" con le azzeccate autocitazioni (il riff della parte 2 è molto simile a quello della storica "Moonshield"), la tirata ed esaltante "The Great Deceiver" e "In The Dark", la traccia che riesce a stamparsi meglio in testa all'istante.
Non mancano invece canzoni più sottotono, come la stucchevole "Pure Light of Mind" e il trittico finale ("A Dialogue in B Flat Minor", "Cynosure" e "End the Transmission"), quasi delle b-side cacciate dentro per aumentare il minutaggio.
Una volta chiarito l'equivoco (se mai ce ne fosse bisogno) di un improbabile ritorno alle sonorità di The Jester's Race, Foregone potrebbe essere il disco in grado di riportare a casa alcuni dei fan delusi dalle svolte troppo commerciali dei lavori successivi all'abbandono di Jesper. Di certo fa piacere vedere che la formazione svedese (o, meglio, svedese-americana) non si sia seduta troppo sugli allori e stia cercando di recuperare la propria identità senza perdere la vocazione più squisitamente commerciale. In definitiva, un album discretamente riuscito e piacevole da ascoltare, imperfetto come il suo predecessore (anche se per motivi differenti).
Un'ultima cosa: nell'ipotetica sfida tra In Flames e The Halo Effect (la band formata da quattro ex-membri degli In Flames arrivata all'esordio la scorsa estate) chi vince? Secondo me si finisce con un onorevole pareggio: entrambi i dischi sono ben realizzati e piacevolmente citazionisti, con alcuni highlight e alcuni brani sottotono. Nell'ambito del melodeath, invece, lo Scudetto quest'anno credo che se lo aggiudicherà un'altra band, ma ne parleremo più avanti…
Foregone è disponibile in formato digitale e fisico sul sito ufficiale della label Nuclear Blast. E' inoltre disponibile in formato fisico e digitale su tutti i maggiori store online. Il disco è ovviamente inoltre disponibile su tutti i maggiori servizi di musica in streaming, oltre che sulla Pagina Bandcamp della band.
End
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