Tanti Auguri, John Carpenter! (Articolo - Seconda Parte)

 

Essi Vivono

Articolo a cura di Albyrinth

La prima parte di questo articolo è disponibile a questo URL:
https://albyrinth.blogspot.com/2023/01/tanti-auguri-john-carpenter-prima-parte.html

Cast

Grosso Guaio a Chinatown

Dopo avere realizzato il discreto adattamento di Christine, la Macchina Infernale e il non memorabile Starman, Carpenter si getta in una nuova avventura: un film che mischiasse efficacemente commedia, azione e fantasy, e che al contempo omaggiasse il cinema di arti marziali cinesi Wuxia. Nasce così Grosso Guaio a Chinatown, una delle pellicole più strambe e bislacche partorite da John Carpenter. Nonché una delle più irresistibili.
Il camionista Jack Burton (ancora Kurt Russell, ormai attore feticcio del buon John) accompagna l'amico sino-americano Wang Chi (Dennis Dun) a prendere all'aeroporto la fidanzata Miao Yin, appena arrivata dalla Cina. La donna sarà rapita sotto i loro occhi e toccherà ai due andare a salvarla nel quartiere di Chinatown a San Francisco; ma quello che sembrava una normale operazione criminale delle Triadi nasconde implicazioni sovrannaturali. La ragazza è stata infatti rapita per diventare la sposa del boss Lo Pan (interpretato da James Hong, rivisto ultimamente nel grandioso Everything Everywhere All At Once) per interrompere la maledizione millenaria che pende sulla sua testa e che lo ha reso praticamente un non-morto. Ne nasce un'avventura rocambolesca in cui il duo se la dovrà vedere non solo con Lo Pan, ma anche con le sue potentissime guardie del corpo dotate di poteri magici: Fulmine, Pioggia e Tuono.
Già dalla sinossi è facile capire come Grosso Guaio a Chinatown sia un'opera anarchica e assurda, ma affascinante, che mischia sapientemente tanti generi, riuscendo a fondere con successo alcune caratteristiche tipiche del cinema statunitense di quegli anni (l'avventura per ragazzi, il fantasy, l'eroe che parla solo con battute a effetto) con gli stilemi dei film di arti marziali cinese anni '70 e le suggestioni della già potente scuola cinematografica di Hong Kong (è noto che il personaggio di Wang Chi fosse stato chiaramente scritto per Jackie Chan, che purtroppo rifiutò il ruolo). Un irresistibile e divertentissimo pastiche che decostruisce totalmente la figura dell'eroe duro e puro (il protagonista Jack Burton sostanzialmente non ne fa una giusta e la situazione è sempre salvato da Wang Chi) e che porta all'estremo il discorso iniziato (sempre con Kurt Russell) con 1997: Fuga da New York. Un film indubbiamente coraggioso, ma probabilmente troppo avanti coi tempi: ci sarebbero voluti 15 anni prima che Matrix ibridasse l'azione tipicamente occidentale con il cinema Wuxia, mentre tutto il discorso revisionista era probabilmente inaccettabile per un pubblico abituato a eroi ipertrofici e manichei.
Ovviamente il film andò malissimo al box office e, complice anche il budget lievitato per i costosi effetti speciali, portò alla prima, importante, rottura di Carpenter con le major produttive statunitensi: la 20Th Century Fox infatti intervenne pesantemente sulla pellicola, spaventata dal fatto che la figura del protagonista fosse troppo sminuita, portando a inevitabili contrasti. Fortunatamente, col passare del tempo, Grosso Guaio a Chinatown è stato pienamente rivalutato, divenendo un'opera di culto e uno dei film simbolo del cinema anni '80.

Cilindro

Il Signore del Male

Con Il Signore del Male, Carpenter torna nei confortevoli territori del genere horror per quello che, come definito dallo stesso regista a posteriori, è il secondo capitolo della Trilogia dell'Apocalisse, iniziata con La Cosa. Nei sotterranei di una chiesa abbandonata viene trovato un misterioso cilindro contenente un liquido verdastro su cui è chiamato a investigare un team di studiosi; l'oggetto inizierà presto ad avere effetti sui membri del team sotto forma di potenti allucinazioni, in particolare quello di un'oscura figura che esce dalla porta della chiesa. Quando il misterioso liquido verde comincerà a fuoriuscire dal cilindro, possedendo le persone, sarà chiaro che l'oggetto ha una natura demoniaca.
Ancora una volta Carpenter si confronta con il tema del male che si scatena in un ambiente circoscritto e oscuro, ibridandolo però con alcuni degli stilemi classici dell'horror: l'Anticristo, le possessioni demoniache e le visioni profetiche di un imminente apocalisse. Il film però, appesantito da una sceneggiatura tutt'altro che impeccabile e da alcune scelte questionabili (il liquido verde come avatar di un Anticristo di antimateria proveniente da un'altra dimensione?!?), non riesce a brillare come La Cosa, risultando molto meno efficace e memorabile. Rimane però la grande capacità di Carpenter nella gestione la tensione e un senso di inquietudine costante, soprattutto nelle scene che riguardano l'allucinazione collettiva.

TV

Essi Vivono

Essi Vivono rappresenta probabilmente il culmine del filone complottista, politico e caustico del cinema di Carpenter: il disoccupato John Nada (interpretato, purtroppo, dal wrestler Roddy Piper) si imbatte in una strana setta guidata da un predicatore cieco e, nella loro chiesa, trova un pacchetto nascosto contenente degli occhiali da sole. Dopo averli provati, John si rende conto che gli occhiali sono in grado di fare vedere la realtà a chi li indossa, cioè che la Terra è dominata da alieni somiglianti a zombi che si sono mischiati alla popolazione terrestre e hanno schiavizzato l'umanità con messaggi subliminali che alimentano il bisogno di obbedire, spendere e conformarsi. Ne partirà una missione suicida atta a distruggere il dispositivo che nasconde la verità all'umanità.
Essi Vivono si basa su un'idea potentissima, una feroce critica al conformismo e al capitalismo rampante che stava inglobando la società americana, inserita in un contesto distopico e complottista che aggiorna e attualizza il messaggio di 1984 di George Orwell. A questa idea geniale, purtroppo, non corrisponde a mio parere un film altrettanto riuscito: Essi Vivono è una pellicola molto lenta, vessata da un budget troppo limitato, con una trama poco fluida che procede a scossoni e dove i personaggi principali sono stereotipi abbozzati. A peggiorare la situazione c'è la scelta di affidare il ruolo da protagonista al wrestler Roddy Piper, che si rivela totalmente monolitico e robotico nella recitazione, senza la minima traccia del carisma necessario a tratteggiare la sua figura di antieroe. La sua prestazione è letteralmente disastrosa e mette in risalto le carenze della sceneggiatura, anche se viene ricordata per due scene in particolare: la lunghissima e insensata lotta per strada con Keith David (praticamente una scusa per mettere in mostra le sue doti da lottatore) e la straniante e violenta scena nella banca, dove pronuncia una delle battute più esilaranti e citate della storia del cinema. Sostanzialmente ritengo Essi Vivono la più grande occasione mancata della carriera di Carpenter: con un budget e un cast adeguato avremmo potuto avere un altro capolavoro. Ci rimane un'idea di una potenza devastante, giustamente poi citata, omaggiata, riadattata e copiata in molteplici opere su media differenti. 

Tunnel

Il Seme della Follia

Il Seme della Follia è il capitolo finale della cosiddetta Trilogia dell'Apocalisse, dove Carpenter approfondisce il tema tipicamente lovecraftiano delle opere in grado di fare impazzire la gente. L'investigatore assicurativo John Trent (interpretato da Sam Neill) è incaricato da un editore di trovare Sutter Cane, popolarissimo scrittore horror misteriosamente scomparso prima di consegnare il suo ultimo romanzo, In The Mouth of Madness (ovvero il titolo originale del film). L'indagine lo condurrà nella cittadina di Hobb's End, dove una serie di eventi allucinatori sempre più inquietanti e visionari lo porterà al fatidico incontro con lo scrittore, che si rivela essere il tramite di antichi demoni, incaricato di spargere il seme della follia (appunto) tramite le sue opere. John Trent tenterà di distruggere il manoscritto e di impedirne la pubblicazione, ma le cose non andranno come previsto.
Il Seme della Follia è una delle opere più oscure e pessimiste di John Carpenter, un vero e proprio viaggio negli inferi che cattura in  modo perfetto le atmosfere e suggestioni lovecraftiane (compito davvero difficilissimo), soprattutto nella memorabile scena in cui viene introdotto il personaggio di Sutter Cane e Trent viene inseguito da orrende creature. Nonostante uno svolgimento forse fin troppo lineare, la pellicola risulta una delle più efficaci e memorabili del regista statunitense, graziata anche da un gran finale meta-testuale. Purtroppo, ormai una costante nella carriera di Carpenter, il film ottenne uno scarso successo al botteghino, salvo poi essere riscoperto solo in seguito.

Masters of Horror

Masters of Horror : Cigarette Burns

Dopo l'ennesimo flop rappresentato da Fuga da Los Angeles (sfortunato sequel di 1997: Fuga da New York), il rapporto tra Carpenter e le major cinematografiche si rompe irrimediabilmente, portando il regista a intraprendere la strada dei film indipendenti. Ne nascono due film, Vampires e Fantasmi da Marte, dove tenta di ibridare il genere western con suggestioni horror e fantascientifiche: le due opere soffrono per lo scarso budget (sia per quanto riguarda effetti speciali che per il cast) e per delle sceneggiature piuttosto raffazzonate e si rivelano dei classici b-movie, pur girati con la solita maestria da Carpenter. L'occasione del riscatto arriva però grazie all'antologia di mediometraggi Masters of Horror, per la quale realizza l'episodio Cigarette Burns. 
Con questo mediometraggio Carpenter ritorna sulle tematiche de Il Seme della Follia, risultando quasi un appendice della cosiddetta Trilogia dell'Apocalisse: anche qui c'è un'opera che fa impazzire le persone, solo che al posto del libro di Sutter Cane, in Cigarette Burns c'è un film francese a lungo disperso (La Fin Absolue du Monde) che fece impazzire e condusse al suicidio tutta la sala cinematografica in cui fu proiettato.
La trama è quasi speculare, con Kirby Sweetman (interpretato da Norman Reedus, prima che divenisse un volto alquanto conosciuto grazie a The Walking Dead e al videogioco Death Stranding), esperto in pellicole rare, incaricato di trovare il film maledetto per conto di Mr. Bellinger, un cinefilo milionario (interpretato dal sempre ottimo Udo Kier). Man mano che si avvicina a trovare la pellicola, Kirby è assalito da visioni sempre più violente, introdotte dal classico segno di bruciatura delle vecchie pellicole rovinate. Ovviamente Kirby troverà La Fin Absolue du Monde e lo consegnerà a Mr. Bellinger, con conseguenze alquanto violente. 
Se la trama ricalca in gran parte quella de Il Seme della Follia, con qualche aggiunta biblica (ci sono di mezzo angeli imprigionati e torturati) sostanzialmente ininfluente, a fare la differenza è la messa in scena, con Carpenter tornato in grandissima forma, capace di plasmare atmosfere inquietanti e opprimenti, e creare un finale altamente disturbante e sanguinolento che lascia decisamente il segno. Cigarette Burns è un piccolo gioiello e, a parer mio, l'episodio migliore di entrambe le stagioni di Masters of Horror

75 Anni

In Conclusione

Dopo Cigarette Burns, Carpenter realizzerà un altro episodio per la seconda stagione di Masters of Horror, intitolato Pro-Life: una pungentissima critica ai movimenti anti-abortisti americani che stempera la pesantezza dell'argomento con tanta ironia e un finale volutamente sopra le righe. Non certo la migliore opera del regista americano, ma un mediometraggio quasi profetico nel predire l'escalation di questo tipo di movimenti durante la presidenza Trump.
Dopo un trascurabilissimo film su commissione (l'anonimo The Ward, comunque guardabile), neanche uscito al cinema, ormai totalmente disilluso sull'industria cinematografica, John Carpenter decide di andare in pensione, dedicandosi esclusivamente alla produzione e alla musica, oltre che agli amatissimi videogiochi, di cui è avido fruitore. Lo stesso regista non ha però escluso del tutto un suo ritorno dietro la cinepresa, ma alle giuste condizioni e senza alcuna restrizione da parte di produttori: chissà che uno dei servizi streaming non dia un'ultima possibilità a un genio della settima arte, che, ancora oggi, non ha ricevuto la considerazione che meriterebbe.
Con questa piccola speranza, non posso che concludere così:
Tanti Auguri John Carpenter, mille di questi film!


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Alcune delle opere di John Carpenter sono disponibili in streaming o in VOD. Consiglio di utilizzare il portale JustWatch per controllare dove sono disponibili. Tutti i suoi film sono inoltre disponibili in formato fisco presso i maggiori store online.
 

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