Locke & Key Stagione 3 (Recensione) - Un Finale Alquanto Deludente

 

A voler essere sinceri, l'adattamento del fumetto Locke & Key su Netflix in realtà non si è mai distinto per la sua qualità intrinseca. Lo showrunner Carlton Cuse ha infatti scelto un approccio più votato al teen drama e al fantasy piuttosto che affidarsi alle angoscianti atmosfere horror della graphic novel di Joe Hill e Gabriel Rodriguez. Ne è venuto fuori un prodotto abbastanza innocuo e non certo privo di difetti, ma che ha avuto il merito di sfruttare bene il potentissimo concept dell'opera originale, sia per quanto riguarda le chiavi e i loro poteri, sia per la trama principale riguardante lo scontro contro la demoniaca Dodge. Per questo motivo, nonostante alcune puntate imbarazzanti, avevo comunque seguito le peripezie della famiglia Locke con un certo interesse e continuità. Purtroppo la terza stagione ha l'indubbio demerito di rovinare tutto quanto costruito in precedenza, arrivando col fiato corto a un finale scontato e gestito nel peggiore dei modi.

Una Stagione Raffazzonata

Ripensando al finale della seconda stagione, è abbastanza chiaro come la serie fosse a forte rischio di cancellazione: lo showrunner Carlton Cuse ha infatti deciso di chiudere completamente (o quasi) la trama principale con lo scontro finale tra la famiglia Locke e Dodge senza lasciare trame in sospeso, ma lasciandosi aperta la porta per un'eventuale terza stagione, che (inaspettatamente?) ha poi ricevuto il via libera da Netflix. Purtroppo, senza più la minaccia rappresentata da Dodge (di certo il personaggio di gran lunga migliore di tutta la serie), Locke & Key si sgonfia completamente, venendo poi trascinata sul fondo da sceneggiature incoerenti, regia mediocre e recitazioni insufficienti; e così la serie si trascina stancamente verso il suo inesorabile destino.

Un Villain Monodimensionale

La scelta di puntare su Gideon, un nuovo villain introdotto nei flashback della seconda stagione (è stato lui ad avere aperto inavvertitamente il portale con la dimensione demoniaca e la prima persona posseduta dal ferro senziente con cui sono realizzate le chiavi), è catastrofica. Il personaggio non ha minimamente carisma, non ha reali motivazioni, non ha una caratterizzazione credibile ed è ovviamente imbattibile anche senza l'aiuto delle chiavi. Quando la maggiore caratterizzazione viene data dal perenne ghigno che l'attore scelto per il ruolo (il caratterista Kevin Durand, ultimamente visto nel  deludente adattamento di Swamp Thing - disponibile su Prime Video - di qualche anno fa) ha stampato in faccia per dare maggiormente l'impressione di cattiveria, si capisce come il lavoro di sceneggiatura non sia stato esattamente raffinato. Se si esclude la delirante scena con la macchina della puntata finale, il personaggio manca totalmente di sottigliezza e di ironia, è solo un cattivo quasi invincibile.


Una Sceneggiatura Poco Coerente

E' sul versante della sceneggiatura che la serie crolla totalmente, in particolar modo sul fronte della coerenza. Molte delle regole create per l'utilizzo delle chiavi vengono ignorate, nuove potentissime chiavi spuntano fuori sempre al momento perfetto per fare proseguire in qualche modo la trama. La chiave Salto Temporale serve in pratica solo per allungare il brodo un paio di puntate e riportare in scena in modo alquanto contorto il personaggio di Dodge (peraltro con una caratterizzazione alquanto poco credibile), salvo farlo sparire magicamente. Anche la capacità di Gideon di aprire il portale verso la dimensione demoniaca grazie alle chiavi contraddice totalmente quanto visto nelle prime due stagioni, rendendo peraltro inutile tutta la trama della porta e della chiave Omega.

Caratterizzazioni Involute

Altro tasto dolente sono le caratterizzazioni dei personaggi principali, ovvero la famiglia Locke. Anche qui la pigrizia in sede di sceneggiatura di fatto affossa totalmente i personaggi: il livello di introspezione è basilare, e ogni personaggio deve sempre esplicitare chiaramente (praticamente urlare) al pubblico il proprio stato d'animo e, sostanzialmente, non assistiamo a nessuna evoluzione rispetto a quanto visto nelle prime due stagioni, piuttosto a una vera e propria fossilizzazione. Kinsey rimane sempre l'adolescente ribelle e scontrosa, ma giudiziosa; Bode il ragazzino buono e combina-guai; Tyler è sempre perso nel passaggio tra adolescenza ed età adulta, nel perenne tentativo di superare un lutto; Nina con il suo senso di colpa per l'alcolismo. 

Un Finale Scontato

Nelle otto puntate che compongono la terza stagione, la serie si trascina stancamente verso un finale alquanto prevedibile. L'unico vero guizzo è rappresentato dalla penultima puntata (non casualmente l'unica scritta dallo showrunner con la collaborazione di Joe Hill), dove rientra in gioco la Chiave Testa per narrarci la vita di un personaggio secondario in modo poetico e creativo. Per il resto, è abbastanza chiaro come anche la trama principale perda velocemente d'importanza e sia alla fine solo un mezzo per regalare a ognuno dei personaggi (sia principali che secondari) una chiusura.

In Conclusione

La terza stagione di Locke & Key è semplicemente un disastro che si trascina stancamente per otto puntate: forse realizzare un film per chiudere le trame e regalare una degna conclusione a tutti i personaggi sarebbe stata la scelta migliore. Detto questo, le prime due stagioni tra alti e bassi risultano comunque godibili e hanno avuto l'indubbio merito di farmi conoscere e recuperare in blocco tutto lo splendido fumetto di Joe Hill e Gabriel Rodriguez (sei volumi più due volumi prequel editi in Italia da Magic Press), che ovviamente consiglio senza indugi.

Locke & Key è una serie tv trasmessa in esclusiva in streaming da Netflix.
La serie è basata sul fumetto di Joe Hill e Gabriel Rodriguez, edito in Italia da Magic Press.

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