Saor - Origins (Recensione)

 


Avevo cominciato a tenere d'occhio i Saor ("libero" in gaelico, nulla a che vedere con la nota ricetta, ovviamente) - one-man band dello scozzese Andy Marshall fondata nel 2003 e con all'attivo già 4 dischi - da qualche tempo, rimanendo alquanto affascinato dalla commistione di black metal, musica folk celtica e atmosfere rurali, un mix che il suo creatore ha definito Caledonian Metal. Unire musica estrema a influenze folk non è certo una novità nel panorama attuale, ma i Saor hanno sempre avuto qualcosa di più a livello di personalità e nella capacità di amalgamare anime distanti con grande naturalezza.
 
Dopo 4 album passati ad evolvere e cementare il proprio sound era arrivato il momento di tentare qualcosa di differente, grazie anche a un contratto con Season Of Mist, etichetta storica nell'ambito del metal estremo, che ha sicuramente garantito un budget migliore per le registrazioni.
Non che la qualità mancasse certo nel precedente Forgotten Paths, ma si sentiva il bisogno di un cambiamento, di lasciarsi alle spalle quella patina indie nella produzione (in particolare nella sezione ritmica e nelle chitarre zanzarose), nella complessità media delle composizioni e nelle linee vocali. Origins, in queste senso, spariglia le carte e si presenta con una veste differente: una produzione molto più pulita, una maggiore ricercatezza nelle linee vocali e nell'alternanza tra harsh e clean vocals, e composizioni mediamente più immediate (con una netta ispirazione maideniana in alcune linee di chitarra), dove sono le parti melodiche a farla da padrone con i classici stilemi black metal (blast beat e tremolo pick, ovviamente) più sullo sfondo per enfatizzare al meglio le melodie. Un salto concettuale abbastanza ampio, che avvicina idealmente la band scozzese al sound dei celeberrimi Alcest, che probabilmente scontenterà alcuni puristi, ma che potrebbe permettere ai Saor di abbracciare una platea ben più ampia.

A conti fatti, Origins ha pienamente successo nell'evolvere il sound della band di Andy Marshall senza snaturare nulla e senza sembrare né troppo artefatto o costruito. Sei composizioni che affascinano e catturano, con alcuni momenti davvero riusciti, su tutti l'esaltante opener Call of the Carnyx, il finale melodico (condito dalle cornamuse, integrate alla perfezione) di Fallen che si stampa immancabilmente in testa già al primo ascolto o gli ultimi minuti della evocativa title track in un continuo crescendo dove le melodie si contrappongono alla perfezione alle ritmiche serrate.
Dall'altro lato, i due singoli, The Ancient Ones e Behind The Wall, appaiono un po' troppo prevedibili e monocorde, segno che, forse, c'è ancora un po' da lavorare per trovare la giusta quadra.
In effetti, Origins sembra più una tappa di passaggio nell'evoluzione del sound dei Saor: il futuro è tutto da scrivere, anche se il sentiero è abbastanza impervio. Con una sovrabbondanza di band dedite alla contaminazione di musica folk e metal, è purtroppo semplice cadere nella banalità o finire presto nel dimenticatoio. Per adesso godiamoci questo Origins, sicuramente l'album metal che più ha saputo prendermi quest'anno, per il momento.

Origins è disponibile in formato digitale e fisico sulla pagina Bandcamp dei Saor. E' inoltre disponibile in formato fisico e digitale su tutti i maggiori store online e sul sito ufficiale della label Season Of Mist. Il disco è ovviamente inoltre disponibile su tutti i maggiori servizi di musica in streaming.

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