Black Phone (Recensione) - Uno dei Migliori Thriller degli Ultimi Anni

 


Aspettavo con ansia il ritorno di Scott Derrickson all'horror (anche se, a essere sinceri, Black Phone gira molto di più dalle parti del thriller, condito da giusto un paio di scene splatter) dopo due opere notevolissime come The Exorcism of Emily Rose (forse il miglior film basato su possessioni demoniache uscito dopo L'Esorcista) e Sinister (uno degli horror più spaventosi e riusciti degli ultimi anni), oltre che di uno dei migliori film appartenenti al Marvel Cinematic Universe, ovvero Doctor Strange. Il regista americano, dopo avere abbandonato il Sequel di Doctor Strange per le classiche divergenze creative, ha deciso di tornare a collaborare con il geniale produttore Jason Blum e adattare su schermo un racconto breve di Joe Hill (il figlio di Stephen King - peraltro omaggiato abbondantemente - ottimo autore di fumetti e romanzi).

Una Trama Semplice e Lineare

Una piccola città del Colorado è in preda all'ansia per la sparizione di alcuni adolescenti, opera di un misterioso predatore che la stampa ha soprannominato "The Grabber". Finney è un adolescente dalla vita complicata: bullizzato a scuola, orfano di madre e con un padre violento e alcolizzato. La sua vita sta per diventare immensamente più complicata quando si ritrova a essere, suo malgrado, la nuova vittima designata dal rapitore seriale. Imprigionato in una stanzetta nel seminterrato, Finney inizia a sentire squilli da un telefono nero appeso alla parete, staccato dalla rete. Grazie a quel telefono il protagonista riesce a comunicare con i 5 adolescenti uccisi dal serial killer, che lo aiuteranno a provare una fuga impossibile.

Ingredienti Basilari, ma Miscelati alla Perfezione

Black Phone è una di quelle pellicole che prende situazioni già esplorate in decine di altri film: il passaggio da adolescenza ad età adulta, la capacità di affrontare le proprie paure dopo un'esperienza drammatica e potenzialmente mortale, rapimenti e fughe. Quello che fa la differenza è la cura con cui tutti questi ingredienti basilari sono miscelati fino a cucinare un piatto gustoso. Tutto in Black Phone lavora alla perfezione. C'è una sceneggiatura curatissima (opera dello stesso Derrickson in coppia con il collaboratore abituale C. Robert Cargill), dove ogni elemento è dosato con sapienza e ha un suo peso specifico nello svolgimento della trama: i sogni di Gwen (la sorella di Finney), i vari consigli dati dai ragazzi morti a Finney, il parallelo tra il padre violento e il killer. Il film inoltre sa prendersi i suoi tempi, presentando tutti i personaggi in modo esaustivo nella prima mezz'ora, prima di dare il via al rapimento vero e proprio da parte del killer. A questo si aggiunge una recitazione di alto livello, non solo da parte di un magistrale Ethan Hawke, che recita mascherato per tutto il film (geniale il fatto che non riusciamo mai a vederlo interamente in volto grazie alla maschera demoniaca con due sezioni creata da Tom Savini), ma anche e soprattutto per i due ragazzini protagonisti, Finney (interpretato da Mason Thames) e la sorella Gwen (intepretata da Madeleine McGraw), che ruba la scena con la sua determinazione nel ritrovare il fratello scomparso, grazie anche ai poteri medianici ereditati dalla madre. Fare recitare bene attori così giovani è sempre complicato e Scott Derrickson ci riesce benissimo.

Una Regia Notevole

La classica ciliegina sulla torta è rappresentata dalla regia di Scott Derrickson, capace di gestire alla perfezione il ritmo della pellicola (come detto, tutto cuoce a fuoco lento facendo crescere costantemente la tensione senza il bisogno di jump scare inutili) e di utilizzare soluzioni non convenzionali per sottolineare al meglio le scene. Le prime apparizioni dell'inquietante furgone nero del killer, le dissolvenze invece che mostrare i primi rapimenti, l'utilizzo di immagini sgranate Super 8 (espediente già utilizzato efficacemente in Sinister) per i sogni di Gwen fino all'utilizzo di colori più naturali invece della ormai abituale color correction plumbea a cui ci hanno abituati gli horror moderni. 
In tutto questo è importante anche riconoscere il ruolo fondamentale di produttore di Jason Blum, vero Re Mida del genere horror negli ultimi dieci anni, capace ancora una volta di fare pienamente centro.

In Conclusione

Black Phone è semplicemente uno dei migliori thriller visti negli ultimi cinque anni, un film semplice ma che conquista grazie alla cura dei dettagli, alla recitazione, alla regia e a una storia che riesce a catturare lo spettatore. Da vedere.

Black Phone è ancora presente nei cinema italiani. Entro un paio di mesi dovrebbe approdare in home video e VOD presso i principali store online. 

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